giovedì 10 dicembre 2009



QUANDO IL BAYERN

ALZA I...TONI!


Straripante dimostrazione di superiorità dei bavaresi in una serata da ricordare.


Diversi giocatori del Bayern festeggiano il gol di Tymoshchuk che ha chiuso il punteggio sull' 1-4.



Che un Bayern costruito in estate trasferendo giocatori per un esborso superiore agli 80 milioni di euro si congedasse dalla Champions League in un festivo martedì decembrino non era manco lontanamente immaginabile il giorno della chiusura del mercato bavarese più corposo della storia del club.
E invece un brivido ha percorso tutta schiena della dirigenza dei biancorossi in occasione della seconda sconfitta consecutiva contro i francesi del Bordeaux, che costringeva gli uomini di un Van Gaal sempre più sulla graticola a fare i miracoli per conto proprio ed a sperare sull'aiuto altrui.
L'insuccesso della Juventus a Bordeaux riportava nelle mani tedesche il loro destino, a patto che si fosse andati a vincere a Torino.
Era prevedibile un colpo di coda per una squadra che lentamente stava risalendo la classifica nella Bundesliga e per un Van Gaal fortemente contestato, per il quale questa gara era un crocevia dal vago sapore di ultima spiaggia nella sua permanenza all'Allianz Arena. Che l'invasività del Bayern nel match di martedì fosse così prepotente, e il tonfo della Juventus così fragoroso, era invece difficilmente preventivabile anche dal più ottimista tifoso dei panzer tedeschi.
E invece, aldilà del punteggio che ha preso corpo nel finale, lo strapotere tecnico-tattico-motivazionale della truppa di Van Gaal ha stupito in maniera tale da stropicciarsi gli occhi per convincersi che il monologo a cui si stava assistendo era nella realtà e non nella sola fantasia fatta di numeri e moduli che vanno tanto di moda in Italia e che all'atto pratico, quando devono essere corroborati dalla sostanza tecnica e da una feroce determinazione per il raggiungimento del proprio scopo, imbarcano più acqua del Titanic.
Bavaresi profondamente feriti dalle defezioni dei due uomini più dotati di classe e fantasia, due autentici artisti del pallone che in una gara da dentro-fuori rappresenterebbero per ogni squadra la cartina di tornasole delle proprie ambizioni. Fare a meno di Ribery e Robben e fornire una prova di forza quale quella dell'Olimpico di Torino, è sintomo di grandi qualità nell'esplorazione della rosa a disposizione e di mentalità da vincenti che pareva essere sconosciuta ad una squadra parecchio titubante da quando Van Gaal si è insiedato alla guida della corazzata monacense. E con buona pace di Toni, tanto smanioso di lasciare Monaco e la Germania (o sono gli altri che lo scaricano...?) per un ennesimo trionfo del provincialismo italiano che ha visto fallire il 90% degli emigranti del pallone da quando anche l'Italia a inizato a conoscere il boom (misurato rispetto ad altri paesi come la Francia ad esempio e con ben altri risultati) nell' esportazione dei mestieranti della sfera rotonda diversi anni fa. Zola, Vialli, Di Matteo, Vieri, Carboni, Maresca, in parte Miccoli, Cannavaro e Donati sono i pochi alfieri di cui vantare le lodi in mezzo ad un plotone di fallimenti, una sorta di Armata Brancaleone spacciata per un reggimento di valore e passata dagli altari italici alla polvere di un'erba del giardino sempre meno verde che ha visto soccombere pezzi pregiati del mercato italiano con uno status consolidato nella penisola. Toni a Monaco ha sempre fatto le bizze, pur ricevendo in cambio affetto ed ammirazione dal pubblico di casa, ma l'altezzosità e la presupponenza nell'affrontare l'avventura nella Bundesliga ha trovato il suo culmine quando questi ha dovuto scontrarsi con una figura come quella di Van Gaal, sergente di ferro che mal ha digerito alcune esternazioni del modenese sfociate in seguito in vere e proprie azioni di ribellione all'ordine (anche gerarchico) imposto dall'olandese ex AZ. Gli acquisti estivi avevano portato in dote due pezzi grossi come il centravanti della nazionale tedesca Gomez per il quale il Bayern aveva sborsato più di 30 milioni di euro, ed il croato Olic, freccia amburghese giunta a parametro zero dalla squadra anseatica. Ceduto Podolski, era rimasto un altro bomber di razza come Klose, e Toni avrebbe dovuto sgomitare come gli altri per trovare spazio in un organico che in fase offensiva già abbondava di talento e soluzioni tattiche con Ribery, Robben e con l'esplosione del giovane Muller. Relegato a quarta scelta nei pensieri dell'olandese, alle esclusioni ripetute è accresciuto anche il malumore fino all'episodio dell'abbandono dello stadio dopo il primo tempo della gara contro lo Schalke nella quale era stato sostituito al termine dello stesso dopo una prestazione indecorosa. Ora potrà finalmente ritrovare amici, parenti, cucina e calcio italiano (che tanto l'ha ripudiato dopo gli europei 2008) lasciandosi dietro una scia di immaturità, ingratitudine e la vaga impressione di essere sceso da un treno in piena corsa. Al Bayern non si strapperanno i capelli cercando invece di monetizzare quanto possibile per un attaccante oramai fuori rosa e definitivamente ai margini nella considerazione di Van Gaal dopo gli ultimi gravi episodi di indisciplina (la prima donna la può fare Cristiano Ronaldo...non lui...!).
E' però piacevole rifare un salto nuovamente alla sfida di martedì nella quale le cifre statistiche per una volta rispecchiano quanto avvenuto in campo. 22 tiri contro 7, 11 corner a 2 con un parziale di 7 a 0 nel primo tempo, 59% di possesso palla a fronte di 41%: tutto in favore di Lahm e soci. Un partenza laser del Bayern formato 4-4-2, con un gioco arioso, solido, preciso, incessante dal primo minuto, che pur privato delle sue ali paradisiache (Ribery-Robben) impone carisma e superiorità con una costante pressione tecnica e psicologica su un avversario con 2 risultati su 3 a proprio favore e con una squadra al completo se si escludono Chiellini e Sissoko. Un quarto d'ora di dominio totale, Gomez dopo appena due minuti lanciato solitario verso Buffon e fermato per un offside inesistente, un palo pieno preso da Olic e poi la beffa su una palla persa dal centrale sinistro Demichelis e gran finalizzazione di Trezeguet. Un incubo: dopo la gara d'andata dove all'Allianz Arena il Bayern dominò letteralmente il primo tempo chiudendo la serata con un' ingenerosa partita patta, adesso si ritrova a dover segnare due volte fuori casa per avanzare agli ottavi. Un'ulteriore beffa del destino sembra manifestarsi. Ma stavolta l'impressione che lascia il Bayern è che prima o poi, a forza di violentare la difesa bianconera, questa debba cedere. Ci provano ancora Olic, poi Schweinsteiger a più riprese finchè ci scappa un meritato e netto calcio di rigore che il portiere specialista Butt trasforma con un finta in cui rallenta la corsa senza mai bloccarsi: tutto perfettamente in regola. La tempesta tedesca non si placa e alla messe di errori si aggiunge Gomez, che sotto porta spedisce incredibilmente alto di testa a due passi da un Buffon frastornato e non sempre preciso sulle palle alte, ma che ha il merito di tenere il punteggio in parità al termine del primo tempo. Il Bayern nonostante i due fuoriclasse ai box (ma Robben entrerà nel finale di gara) dimostra di avere un completezza tecnica enutsiasmante e la coppia di centrocampisti centrali, Schweinsteiger e Van Bommel stravince la battaglia con gli omologhi bianconeri (Felipe Melo poco aiutato nel mezzo). Van Bommel detta i tempi, chiude e cuce il gioco (centrocampista modello per applicazione, determinazione negli interventi di filtro e abile ripropositore d'azione in virtù di due piedi più che validi ma che in giro ci si ostina a disconoscere), Schweini lo slalomista dribblomane (ex sciatore delle nazionali giovanili tedesche) è sempre pronto negli inserimenti, mobile ed incisivo pecca solo nella finalizzazione, Pranjic largo a sinistra attacca e ripiega con continuità e qualità di palleggio riconosciute, Olic è un leone su tutte le palle e sfruttando la sua proverbiale velocità spacca la statica difesa juventina composta per lo più da veterani.
La ripresa ricalca la partenza del primo tempo, ma dopo un paio di occasioni bavaresi, questa volta arriva la rete di Olic dopo ennesimo miracolo di Buffon su imperioso stacco di testa di Van Buyten. L'azione da cui era scaturito il gol era nata dall'ennesima palla persa da un Diego formato lusso (un lusso per la Juventus tenerlo in campo), che regalava palla a Pranjic, con il tiro del croato respinto in angolo da un difensore.
Si pensa ad una logica e nervosa reazione della Juventus che vede scivolar via la qualificazione e invece è sempre il Bayern a tessere trame di gioco e tenere i bianconeri lontani dall' area di rigore, innocui come nel primo tempo. Ci sarebbe una girata di Trezeguet appena alta sulla traversa ma è una goccia nell'oceano biancorosso che riprende a sommergere la Juventus finchè suggella la vittoria con due stilettate, prima di Gomez e poi di Tymoshchuk, uno non troppo avvezzo alla rete. Un risultato persin bugiardo, vista la mole di occasioni, gioco e la netta supremazia tecnica della squadra di Van Gaal che sembra aver finalmente ritrovato lo stile dominante che ha caratterizzato l'ultima sua stagione all'AZ, squadra magnifica ora irrimediabilmente rovinata da una pessima gestione di Ronald Koeman. Si rimane sbalorditi davanti alla capacità e forza mentale di continuare a sviluppare gioco e non concedere alcunchè alla Juventus pur avendo raggiunto la seconda rete che qualifica agli ottavi. Non un passo indietro, occupazione del campo e degli spazi perfetta, sicurezza in tutti i gesti, dai passaggi laterali ai filtranti, dagli anticipi alle triangolazioni, dai capovolgimenti repentini dell'azione che consentono di presentarsi in un batter d'occhio ai 25 metri, oppure per vie laterali nella conquista di traversoni o corner o tagli interni tramite scambi veloci. Se si darà continuità di prestazioni, dopo la ripresa in Bundesliga, e con il reinnesto di due destabilizzatori di difese altrui come Ribery e Robben in pianta stabile, questo Bayern, viste le enormi potenzialità tecniche (peccato per il caso Lucio...e l' irremovibilità di Van Gaal) potrebbe davvero candidarsi a vera grande protagonista di questa Champions, sorteggio permettendo visto che "squali" come Chelsea, Barcellona, Real e Man Utd sono pronti e abituati (Real escluso dall'abitudine...) a squartare qualsiasi preda.
Una curiosità finale: nella giornata di martedì si era giocata a Taranto Italia-Germania under 20 valida per il torneo amichevole quattro nazioni (comprendente anche Svizzera ed Austria); risultato finale 1 a 4 per i tedeschi. Segno premonitore per alcuni, pura casualità per altri, dimostrazione di forza nella realtà, per un movimento giovanile tedesco che negli ultimi due anni ha raccolto tre titoli europei in tre categorie differenti: under 21, 19 e 17. E attenzione perchè la Bundesliga è pronta al sorpasso della Serie A nel ranking Uefa.

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