giovedì 15 ottobre 2009



CHI...L' HONDURAS...LA VINCE...!!

Istmici qualificatisi sul filo di lana grazie ad una rete dello statunitense
Bornstein, arrivata al 95° della gara che opponeva i già qualificati americani al Costa Rica, rivale diretto degli honduregni per il terzo posto.


Honduregni in lacrime per il sogno mondiale



Meno 9, tante sono le nazioni che devono comporre il puzzle iridato da qui al sorteggio del 4 dicembre prossimo. Proviamo a gettare uno sguardo sulle qualificazioni delle 6 confederazioni.


EUROPA
Il vecchio continente è in attesa dei play-off in cui emergono le presenze di lusso di Francia, Russia e Portogallo, che unitamente alla Grecia saranno teste di serie ma non potranno evitare brividi pre-invernali perchè dall'altra parte affilano le armi squadre come la Bosnia e l'Ucraina, ma anche la verde Irlanda e l'altrettanto verde Slovenia. Il 18 novembre L'Europa farà 13 in attesa di incassare in Sudafrica.
Il gruppo 1 ha promosso la Danimarca, ripresasi dopo il sonno durato un paio di competizioni internazionali (Mondiale 2006 ed Europeo 2008) e che ha ipoteticamente scippato il Portogallo del biglietto in prima classe. Lusitani coi favori del pronostico che hanno sempre viaggiato con la testa fuori dal finestrino e pur prendendosi qualche spavento e brivido di troppo sono riusciti ad evitare miracolosamente la polmonite. Andranno fiduciosi a giocarsi il dentro-fuori ma rimane la sensazione di tanto talento mal utilizzato dal tecnico Queiroz. Unico alibi: raggruppamento tosto (come il 5 ed il 7) che ha visto riemergere dalle nebbie del passato anche una buona Ungheria che, guidata in panchina dal fratello minore dei Koeman, ha buttato via sia il bambino che l'acqua sporca nelle ultime due gare interne con Svezia (gol incredibilmente fortunoso di Ibrahimovic) e Portogallo. Squadra di prospettiva con un centrocampo di gran talento ( Hajnal, Dzsudzsak, Gera, Huszti, Dardai) ma un attacco spuntato in attesa dell'esplosione tra i grandi del baby-gioiello Nemeth, e una difesa senza grandi nomi internazionali. Quarto posto finale e tanto rammarico visto quello che poteva essere e non è stato. Se dal termine rammarico ci spostiamo a "delusione", ecco che compare magicamente una maglia gialla e blu e le fattezze di un gigante dalle tante, troppe promesse internazioni mai mantenute: il figlio adottivo di Svezia, quello Zlatan che a 28 anni deve ancora sapere bene chi è. Un terzo posto amaro quello della Svezia, che riporta al 1998 e all'ultimo grande torneo saltato. Si ripartirà da Berg, Toivonen, Bajrami, ma anche Bengtsson,Wernbloom, Rasmus Elm ed i soliti noti (Ibrahimovic, Kallstroem, Rosenberg, Elmander) in attesa dell'esplosione del funambolo Rasmus Jonsson, giocoliere nel freddo di Helsingborg. Albania, come da pronostico, solida e speculativa in casa e meno in trasferta, Malta con un punto in carniere.
Il gruppo 2 era, insieme al 3, senza una vera e propria "grande" ed è vissuto sul duello Svizzera-Grecia con qualche intromissione eccessiva della Lettonia. Alla fine Derdiyok e compagnia calciante se ne vanno a Città del capo mentre Rehhagel passerà attraverso le forche caudine nonostante un Gekas formato killer.
Hitzfeld conferma gli elvetici al mondiale dopo il 2006, gli ellenici non flirtano storicamente con la kermesse iridata, staremo a vedere che accadrà agli spareggi. Lettonia ottima terza e podio sottratto ad un Israele più talentuoso. Il Lussemburgo scalza la Moldova dal 5° posto ed evita l'umiliazione di fanalino di coda a cui troppo spesso ha abituato gli appassionati di calcio internazionale. 5 punti e la soddisfazione di aver vinto in terra elvetica ad inizio qualificazioni.
Il gruppo 3 ha registrato le più grandi sorprese sovvertendo i pronostici di partenza che vedevano Rep. Ceca e Polonia un gradino sopra Slovacchia e Slovenia. Al mondiale vanno quest'ultimi dopo il rocambolesco successo in Polonia sotto una nevicata da tregenda e grazie ai salvataggi del portiere Mucha che, ironia della sorte, gioca in Polonia nel Legia Varsavia. Avevano compromesso gran parte del lavoro con la sconfitta interna contro la Slovenia appena 4 giorni prima, ma saranno proprio gli alpini a doversi guadagnare un difficile pass mondiale agli spareggi. Slovenia oltre le previsioni e già ai mondiali, nel 2002, i loro primi ed unici, dopo uno spareggio contro la Romania. Per un paese da due milioni di anime non è niente male. Cechi beffati e deludenti, dovranno ricostruire senza il loro tecnico Hasek, dimissionario. Polonia sulla scia di un Europeo 2008 deficitario e che chiude mestamente al penultimo posto preceduta anche dalla Nordirlanda che all'inizio aveva illuso i suoi fedeli e calorosi supporters. San Marino è stata la solita macchina acchiappa-gol e giostra del divertimento per gli avversari di turno.
Il gruppo 4 comprendeva due nazionali forti che hanno dato vita ad un appassionante duello conclusosi con il primeggiare della Germania, solida e cinica nel decisivo scontro di Mosca contro una Russia tecnica e veloce ma troppo sprecona sotto porta. La Squadra di Hiddink dovrebbe ottenere il pass mondiale e se non ci riuscisse sarebbe una grave perdita per tutto il movimento internazionale. Finlandia in forte crescita tecnica e l'ultima gara in terra tedesca ha dimostrato ancor più lo status raggiunto dai finnici benché per i teutonici fosso poco più che una formalità. Galles quarto vagone del gruppo e che, persa la qualificazione, ha riservato gli sforzi alla propria under 21, in piena corsa per la qualificazione. Azerbaijan e Liechtenstein hanno chiuso il gruppo in ordine di valori rispettivi.
Il gruppo 5 è stato segnato dallo strapotere tecnico di una Spagna divenuta schiacciasassi. 10 gare e 10 vittorie, 28 gol segnati e solo 5 subiti (di cui due nei minuti di recupero nell'ultima gara in Bosnia). Travolgente cammino in un raggruppamento per nulla scontato con compagini forti e talentuose come Bosnia e Turchia ed un Belgio dal potenziale giovanile ragguardevole. La Bosnia ha staccato il biglietto grazie all'uno a uno interno con i turchi del 9 settembre scorso. Da allora solo gestione del finale di mini-torneo. La squadra di Dzeko, Misimovic, Salihovic, Ibisevic, Rahimic e Pjanic sarà lo spauracchio del sorteggio e sarà bene iniziare a conoscerne l'inno poiché potrebbe risuonare con frequenza tra poco meno di un anno. Terim e la sua Turchia sono rimasti fulminati dalla classe bosniaca e cedono lo scettro di squadra-sorpresa ottenuto dopo gli ultimi ottimi europei. Il condottiero lascia e la barca dovrà essere riparata in fretta in vista delle qualificazioni alla prossima rassegna continentale. Il Belgio è invece incorso in gare poco convincenti ed in alcuni casi ha rasentato il ridicolo (sconfitta in Armenia ed in Estonia e scoppola subita in Spagna). Dovrà ripartire ma lo farà con un tecnico di provata esperienza e capacità come l'olandese Advocaat e un manipolo di giovani davvero interessanti (Dembelé, Verthongen, Fellaini, Vermaelen, Hazard, Mirallas, Lombaerts, Pocognoli, Kompany, Witsel, Defour), molti reduci dal 4° posto olimpico e prima ancora dallo splendido europeo under 21 del 2007. Per chiudere: l'Estonia ha doppiato l'Armenia nei punti, non era scontato all'inizio, quindi complimenti ai baltici.
Il gruppo 6 era uno di quelli tosti per Capello e la sua Inghilterra ma l'uomo di Pieris è riuscito nell'impresa di qualificarsi anzitempo senza neanche troppi affanni. In luce e da circoletto rosso la vittoria in Croazia per 4-1 che ripuliva le macchie dell'ultima feroce contesa tra i due paesi e che costò la partecipazione inglese agli ultimi europei. A quel 4-1 ha fatto seguito un mirabolante 5-1 interno giusto per far capire agli slavi come stavano le cose. Sistemata anche l'Ucraina, rimane l'amaro in bocca di non aver chiuso imbattuti e soprattutto con tutte vittorie (come Spagna ed Olanda, due serie candidate alla vittoria ai prossimi mondiali) visto lo scivolone indolore in Ucraina nella penultima giornata. Ucraini che si sono impossessati degli spareggi proprio grazie al successo con gli inglesi e che hanno relegato la Croazia al terzo posto, utile solo a nutrire rimpianti ed a salutare il commissario tecnico Bilic, accusato dalla stampa specializzata locale di essere troppo amico con i giocatori e di aver creato un clima troppo conviviale...: potere arcano delle delusioni...!
Tornando all'Ucraina: nazionale di valore con tre elementi ai vertici del calcio continentale come Voronin (Liverpool), Chygrinskiy (Barcellona) e Tymoschuk (Bayern) e gli altri che giocano in patria in un torneo che l'anno scorso ha fornito la vincitrice della Coppa Uefa (Shakhtar) e una semifinalista (Dynamo Kyiv). Il blocco della Dnipro completa il roster a disposizione di Mykhaylychenko per il sogno di un secondo mondiale consecutivo dopo aver raggiunto l'indipendenza.
Il quadro del girone ha visto disporre le caselle in ordine di merito. 4° posto Bielorussia, 5° Kazakhstan, 6° Andorra.
Il gruppo 7 solido e competitivo, ha visto la Francia sempre in rincorsa alla stupenda Serbia di Antic, squadra da tenere sotto stretta sorveglianza ai prossimi mondiali, completa in ogni reparto con diverse figure di spicco (Vidic, Ivanovic, Subotic, Kolarov, Krasic, Stankovic, Jovanovic, Zigic, Kacar) e alla prima assoluta dall'indipendenza con il Montenegro (nel 2006 era ancora insieme al paese adriatico). Domenech non è riuscito a scavalcare i balcanici dopo la partenza fallita a Vienna e quel 3-1 che ha rappresentato un fardello troppo grosso da portarsi dietro. Uscita ben presto di scena una deludentissima a apatica Romania, l'Austria persasi appena compiuta l'impresa di sconfiggere i transalpini, dopo 2 gare la sorprendente Lituania aveva sparigliato le carte avendo vinto pesantemente in Romania (3-0) e in casa con la nazionale austriaca (2-0). La doppia vittoria striminzita (1-0) coi lituani rimetteva in carreggiata una Francia bloccata sul pari in Romania poco prima, e si delineava definitivamente la doppia leadership del gruppo con Serbia e Francia a giocarsi l'accesso diretto al mondiale. I serbi, a parte la sconfitta di misura in Francia, non scivolavano in nessuna buccia e lo scontro diretto di Belgrado li vedeva ottenere quel punto pressochè decisivo per consolidarsi al vertice definitivamente. Una gara preceduta dalle polemiche di Henry verso il C.T. e segnata dalla prematura espulsione di Lloris (più rigore) ma che i transalpini conducevano con maestria sino al termine. Il gruppo ha evidenziato la pessima figura fatta dalla Romania, mai ripresasi dallo smacco europeo e carente di mentalità, squadra nella quale Mutu ha fatto il suo tempo e l'ultimo episodio di Novi Sad (trovato in piena notte a bere e divertirsi con delle belle giovincelle in un night, il tutto prima della gara con i serbi persa poi per 5-0) potrebbe essere la fine della sua esperienza in nazionale. I carpatici hanno terminato inopinatamente al penultimo posto precedendo solo le modeste isole di Feroe.
Austria partita a spada tratta con la Francia e poi afflosciatasi subito dopo in impegni più abbordabili (sconfitta in Lituania e pareggio alle...Far Oer...), ha sostituito il tecnico Bruckner con Constantini e ha epurato diversi senatori come i vari Stranzl, Ivanschitz, Pogatetz, Aufhauser, Saumel, Leitgeb, Linz ,Macho, Manninger per presentare un' under 21 mascherata con 4, 5 elementi più sperimentati (Janko, Maierhofer, Scharner su tutti). Alla fine un terzo posto finale che sa di speranza, come il 4° della Lituania.
Il gruppo 8 era il più modesto in compagnia del seguente, il gruppo 9. Un' Irlanda appena convincente sul piano del gioco avrebbe vinto il raggruppamento a spese di una nazionale in pesante disarmo come quella italiana. Un tecnico audace e capace di sviluppare il talento posseduto dagli esterni alti irlandesi (Duff, Mc Geady, Stephen Hunt) avrebbe garantito il pass immediato per il Sudafrica visto che la Bulgaria è risultata ancora una volta una nazionale impresentabile sui palcoscenici internazionali, abulica e svogliata con pochi elementi decisivi (i due Petrov) e tante delusioni sul piano personale (irriconoscibile Berbatov) e su quello dell'impostazione tattica, mentale e del gioco espresso.
L'Italia ha goduto della morbidezza del girone e di colpi di buona sorte che hanno permesso di risolvere gare nei minuti di recupero come a Cipro dove l'undici di casa aveva dominato in lungo e in largo, come in Georgia dove lo sciagurato Kaladze ha giocato in maglia azzurra, come in Irlanda lo scorso sabato, tralasciando l'incredibile rimonta del mercoledì, oramai a dadi tratti.
Un'Italia con problemi da tutte le parti, e rigirandola come la si vuole, la squadra rimane troppo modesta tecnicamente in paragone ai tanti grossi calibri che si vedranno in Sudafrica. Al terzo gol di Gilardino contro lo sfortunato Cipro si udì la frase fatidica che spesso Bagni utilizza: "Quest'Italia può battere chiunque". Forse è meglio sottolineare che " Quest'Italia può...essere battuta da chiunque..." e il termine chiunque è ben rappresentato dall'isola di Cipro (poco più di 750.000 abitanti), 73esima nel Ranking Fifa con la sua nazionale di calcio. Vedremo se sarà in grado di battere squadre con cui dovrebbe raffrontarsi anche in virtù delle dimensioni del suo calcio. La ricerca disperata di infilare Cassano in ogni discorso che riguarda la nazionale lascia percepire il clima di assoluta emergenza in una squadra che appena ha cambiato 11 uomini è andata in evidente difficoltà contro Aloneftis e soci. 11 uomini che con tutta probabilità andranno a comporre la lista dei 23 per il Sudafrica...mica gente qualunque...!!
In tutto ciò l'Irlanda non ha saputo inserirsi, attanagliata dalle paure di una gestione tecnica conservativa e nervosa e limitatasi a sorvegliare da distante sia il primo che il terzo posto. Lo spareggio era considerato un punto di arrivo e la paura di accelerare ha fatto il resto pur in un girone senza una vera terza forza viste le condizioni con cui si è presentata la Bulgaria all'appuntamento. Grinta zero, convinzione altrettanto, motivazioni sotto lo zero (Bulgaria) e allora in tutto questa pochezza si può affermare che Cipro avrebbe meritato di guadagnarsi il terzo gradino del podio avendo mostrato un'attitudine positiva e grande spirito di squadra. Il Montenegro è tutto fuorchè una squadra debole (Vucinic, Jovetic, Vukcevic, Boskovic, Drincic, Basa, Delibasic) e alla sua prima partecipazione a qualificazioni internazionali da indipendente ha fatto una figura più che buona. Non si può affermarlo per una Georgia allo sbando più completo, l'emblema il capitano Kaladze, inghiottito nella mediocrità insieme ad un Cuper irriconoscibile; eppure la squadra aveva qualche nome importante in rosa e avrebbe potuto giocarsi molto meglio le carte a disposizione per un eventuale 3-4 posto.
Il gruppo 9 è stato uno spasso per l'Olanda: 8 gare e altrettanti successi. Un gruppo formato da 5 nazionali, l'unico tra i nove, e che ha visto la seconda classificata mancare l'accesso ai play-off; ciò spiega la qualità generale dello stesso.
Norvegia o Scozia dovevano issarsi con autorità al secondo posto ma né gli scandinavi, né i britannici hanno saputo prendere il largo, anzi, ostacolandosi a vicenda si sono autoannullate favorendo le nazionali degli altri 8 gruppi per la caccia alla speranza degli spareggi. Scozia che manca dall'edizione 1998 e norvegesi pure. Tanti punti persi con Macedonia ed Islanda si sono rivelati fatali e gli scozzesi hanno l'aggravante del match-ball interno nell'ultima giornata contro un'Olanda già qualificata, ma non sono riusciti a scardinare la difesa orange subendo addirittura la beffa della sconfitta a pochi minuti dal termine. La Macedonia ha onorato gli impegni del girone mentre dall'Islanda c'era da attendersi qualcosa in più; poco male, sarà per la prossima volta.

SUDAMERICA
E alla fine Dieguito ha...succhiato (termine adoperato anche dal Pibe) il midollo della vita sino in fondo (come ricordava il famoso professor Keating nel film "L'attimo fuggente") e spremendo sino in fondo neuroni usurati dallo stress del travaglio attraversato, è imploso al fischio finale dell'arbitro dell' Uruguay-Argentina più disgustoso della storia, interpretando un personaggio che alla commedia napoletana vintage sarebbe calzato a pennello. El "Dio de Argentina", come dicevamo prima, ha vissuto sempre al massimo queste qualificazioni riuscendo a regalare motivi di discussione ai famelici giornalisti locali e mondiali e una buona dose di brividi ai milioni di tifosi argentini. Con una squadra che farebbe le fortune di un qualsiasi allenatore europeo di sufficiente esperienza, la "Mano de Dios" è riuscito a vivere sempre e costantemente border line come un Cesar Farias qualunque. Border line come il destino che ha segnato la sua vita, faraonica e convulsa.
L'Argentina è stato il vero motivo di queste qualificazioni sudamericane, il vero grattacapo dei vertici Fifa, la vera attrazione delle agenzie di scommesse.
Immaginatevi un mondiale senza Messi, Aguero, Tevez e Mascherano. Un colpo alla schiena inferto da chi ha segnato il calcio degli anni ottanta come l'Armando napoletano a chi il calcio lo sponsorizza e lo organizza. Blatter sarà invecchiato di altri 10 anni e si mormora che ora ne abbia quasi 180 soprattutto dopo le evoluzioni di Domenech e Queiroz (e chissà quanti ne accumulerà durante gli spareggi europei), due altri esponenti di quello che viene chiamato calcio-thriller.
Per il resto il corposo e a tratti noioso mega-girone sudamericano ha riservato ben pochi sussulti e registrato il ritorno al potere della classe bianca. Infatti, a parte l'irraggiungibile e inimitabile Brasile dai 1000 giocatori di valore (ad occhio e croce tanti sono quelli di medio-alto e alto livello), tutte le altre qualificate hanno prevalenza di etnia caucasica, (europea in genere) oppure meticcia (antichi europei mischiati agli amerindi), mentre la classe "black" e l'etnia andina ha visto soccombere i loro rappresentanti. E così: Colombia ed Ecuador che hanno una grossa percentuale di "coloured" tra le loro fila hanno fallito il 4° ed anche il 5° posto al fotofinish con suicidi epici mentre Perù e Bolivia avevano già abdicato prima ancora di scendere in campo. I peruviani poi, orgogliosi e autolesionisti, avevano deciso di punire pesantemente i reprobi Guerrero, Pizarro, Acasiete e Farfan, rei di qualche bevuta e qualche donnina di troppo a cavallo di un paio di gare di qualificazione e boicottati per tutto il periodo da Del Solar, spalleggiato dalla federazione nella caduta nel vuoto.
Il Venezuela è stata invece una sorpresa positiva. Il "Lussemburgo di Sudamerica", come era definito fino a non troppi anni fa, ha registrato miglioramenti evidenti e il nuovo status lo ha portato a rimanere in corsa sino all'ultimo con la concreta possibilità di accedere almeno allo spareggio.
Detto del Brasile, su cui soffermarsi oltre potrebbe risultare assai tedioso, gli altri posti se li sono presi un ottimo Paraguay, il cui rendimento è inversamente proporzionale alle potenzialità e un Cile quadrato e spettacolare come non si vedeva da tempo grazie ad un maestro di calcio quale è il "loco" Bielsa, uno che conosce il calcio internazionale meglio delle date di nascita dei figli. Un Cile che mancava da 3 edizioni (l'ultima presenza nel 98) e che potrebbe recitare un ruolo a sorpresa nella prossima rassegna. Detto della scalcinata Argentina che ha un potenziale offensivo da offendere (chi non ce l'ha) con Messi, Aguero, Milito, Aimar, Higuain, Lavezzi, Lisandro Lopez, Bergessio, Zarate, Boselli, Datolo, Maxi Rodriguez, D'Alessandro, Salvio, De Federico, Riquelme, Palacio, Saviola, Palermo, Jonas Gutierrez, Gaitan, Buonanotte, Romagnoli, Bolatti, Montenegro, Insua...26 nomi per rendere l'idea..., resta da analizzare il cammino dell'Uruguay, sempre sull'orlo del precipizio, spesso fuori zona qualificazione, ma alla fine riagganciatosi per lo spareggio che dovrebbe vederlo prevalere sugli istmici costaricani. Una presenza che garantisce storia, titoli ed amarcord con un'attualità di buon spessore che renderebbe il mondiale ancor più affasciante.


ASIA
Il motivo di maggior interesse è rappresentato dalla presenza contemporanea delle due Coree che sempre in odore di riunificazione, avranno l'occasione di ritrovarsi insieme per una prima assoluta. Sempre in attesa dell'esplosione di un paese-continente come la Cina, ancora acerba, la novità si identifica nella presenza dell'Australia, per la prima volta sotto la confederazione asiatica e nettamente prima nel gironcino che ha visto qualificato anche il Giappone, grande motore del football del continente giallo e sempre presente dal 1998. Allo spareggio l'ha spuntata il Bahrein che ha scioccato l'Arabia Saudita con il gol qualificazione al 94° su un calcio d'angolo che ha visto il giocatore del Bahrein Abdullatif colpire indisturbato e infilare il pallone nell'angolino basso alla sinistra del portiere saudita, allibito ed esterrefatto; per la cronaca l'Arabia aveva marcato al 91esimo il gol che pareva decisivo.
Ora il Bahrein dovrà superare l'ostacolo New Zealand, a calcio non a rugby, state tranquilli amici del golfo...!
Le delusioni, in ordine: Iran, Iran ed Iran ed anche...l'Iran!


AFRICA
Il continente nero deve ancora definire gli ultimi dettagli ma il grosso è quasi fatto. Costa d'Avorio, squadra da marcare stretto, potrebbe essere potenzialmente da podio, il Ghana da quarti di finale così come l'Algeria che dovrebbe evitare la goleada promessagli dall'Egitto (+ 4 nella differenza reti prima dello scontro del Cairo). Gli altri due posti dovrebbero essere del Camerun, ancora in lotta serrata con il Gabon e della Tunisia, che deve rintuzzare l'assalto della più competitiva Nigeria, andando a vincere in Mozambico.
Il quadro si completa coi padroni di casa, anfitrioni che già hanno mostrato i denti alla Confederation's Cup e che si rifaranno sentire nel loro mondiale.
Assenze molte, e di qualità: dal Marocco naif di Chamack ed El Hamdaoui, al Mali di Seydou Keita (Barcellona), Momo Sissoko (Juventus), Mahamadou Diarra (Real Madrid), Frederic Kanouté (Siviglia), Cedric Kanté (Panathinaikos) Mamadou Samassa (Valenciennes), Dramane Traoré (Kuban Krasnodar), Mamady Sidibé (Stoke City), Abdou Traoré (Bordeaux), Sammy Traoré (PSG). Mancheranno il Senegal, dissoltosi a tempo di record nonostante la tanta esperienza dei numerosi giocatori che calcano i terreni europei, e con tutta probabilità l'Egitto, doppio campione d'Africa in carica; la Nigeria in difficoltà nei confronti della Tunisia e nazionale che ha tre partecipazioni consecutive dal 1994 al 2002 deve sperare che il Mozambico fermi i magrebini.


CENTRO-NORD AMERICA
Scampati dal ciclone Eriksson, uno dei peggiori tecnici della storia del calcio, i messicani dopo aver fritto per un bel pò in padella hanno poi preso il largo guidando sicuri un panfilo in mezzo a tanti scafi di piccolo cabotaggio. Gli Usa, altro vascello di lusso hanno accompagnato i "mexicanos" nel viaggio e fatto da arbitri nell'ultima giornata del girone che ha visto incespicare e poi ruzzolare i costaricensi che sino al 96esimo erano al mondiale ed ora si ritroveranno nella stretta gabbia degli spareggi con un cagnaccio assetato di sangue mondiale come il "feo" Uruguay. Premiata ditta, l'Honduras, miracolato dalla sportività statunitense e capace di espugnare El Salvador nell'ultima gara e che, grazie ad una differenza reti migliore, ha consentito a "Los Catrachos"di tornare al mondiale dopo l'unica partecipazione, quella del 1982. Tra le deluse come non citare il Canada, neppure qualificatosi per il girone finale a 6 e in attesa di entrare nell'olimpo pallonaro del continente nordamericano.


OCEANIA
In assenza dell'Australia, la Nuova Zelanda ha ottenuto il diritto allo spareggio da giocarsi con la 5a asiatica. Un pò pochino per meritarsi un posto mondiale...!













mercoledì 14 ottobre 2009



LE QUOTE...MATTE!

Distribuzione geopolitica dei posti mondiali che fa sempre discutere, e le vittime illustri, come sempre non mancano...






Il "musicista" Slaven Bilic è disperato: la sua Croazia è stata...suonata...nel raggruppamento con Inghilterra ed Ucraina.




Con ancora 9 posti da assegnare, il prossimo mondiale sta prendendo la sua forma definitiva e si contano, come abitualmente accade, tante vittime cadute a terra prima ancora che la battaglia infuri.
Per dirla tutta, l'ecatombe poteva essere ben peggiore se gli ultimi giorni non avessero aggiustato le cose e riportato serenità nel volto e nella mente di Blatter.
Tra i salvati delle ultime ore troviamo l'Argentina ma anche Portogallo ed Uruguay, fino a qualche tempo fa già con un piede e mezzo fuori dalla kermesse africana e ora aggrappati ad uno spareggio che pareva chimera (ancor più per i lusitani). Senza passare dagli spareggi Germania e Italia, che in Europa erano quelle ancora a rischio visto che Olanda Inghilterra e Spagna avevano già ampiamente consolidato il loro ruolo di leader nei rispettivi gruppi, tutti i vertici Fifa possono tirare un bel sospiro di sollievo in attesa che anche Francia e Russia (oltre al Portogallo e all'Uruguay come già accennato) timbrino il pass negli spareggi.
E poco male se qualche europea ha già staccato la spina della speranza prima ancora dei brividi forniti dai play-off.
Croazia, Cechia e Turchia spiccano tra le sommerse, ma anche Romania, Polonia e Svezia hanno accumulato una delusione difficile da smaltire in tempi brevi e non le aiuterà sapere che tra poco altre quattro sorelle europee si dovranno leccare le ferite accompagnandole idealmente nel girone dei dannati.
Tutto ciò purtroppo, è favorito dalla geopolitica del football che prevede che l'Europa abbia solamente 13 biglietti a fronte di 32 posti mondiali. Pochini visto il livello del continente, infimi se si pensa allo spareggio Bahrein-Nuova Zelanda che porterà una squadra materasso a giocare davanti agli occhi del mondo.
E oramai assodato che la Fifa non possa più fare a meno di soddisfare continenti in forte ascesa economica e con un bacino di appassionati sempre più crescente, quindi le pretese di questi ultimi, pur incocciando con il buon senso, inducono la Federazione Mondiale Gioco Calcio a destinargli qualche posto in più tappandosi bocca e naso.
Europa 13, Africa 5 (più paese ospitante), Sudamerica 4+1, Centroamerica 3+1, Asia 4+1, Oceania 1 o nulla. Questa è la suddivisione geografica del puzzle iridato che lascia parecchio a desiderare.
Una sorta di "quote latte" del calcio, come avviene già in altri sport di squadra e in quelli individuali in cui la formula del numero massimo, costringe paesi forti e che posseggono un numero considerevole di atleti valorosi in quella disciplina a doversene privare per consentire allo sciatore senegalese di buttarsi dalla Streif ovvero il nuotatore mongolo di ingoiare le bollicine di Phelps.
Le più penalizzate da questa ripartizione molto politica e molto poco tecnica risultano essere l'Europa e l'Africa, quest'ultimo continente in forte ascesa calcistica e con esponenti dal grande impatto fisico-tecnico nei maggiori campionati europei.
Scorrendo la lista della vecchia Europa, rimangono a casa: Croazia, Turchia, Rep. Ceca, Romania, Svezia, Polonia, ma anche Bulgaria, Scozia, oltre alle quattro sventurate che avendo accarezzato il sogno sino all'ultimo, lo dovranno abbandonare dopo lo spareggio. E non dimentichiamo Ungheria, Belgio ed Austria che dopo travagli e umiliazioni stanno cercando di trovare la strada per riemergere, chi da molto distante (Ungheria ed Austria), chi da un passato recente buio (Belgio), grazie a diversi ottimi prodotti in età ancora verde, e che nel giro di un paio d'anni potrebbero ritrovarsi protagoniste.
L'Africa ha perso anzitempo il Senegal, e non vedrà ai nastri di partenza Mali, Marocco e con tutta probabilità Nigeria ed Egitto.
E se i 4 posti sicuri più uno da giocarsi allo spareggio, sono un trattamento "tecnically correct" verso il Sudamerica, Asia e Centro-Nord America hanno trattamenti che non si può non etichettare con l'espressione "di favore".
Consentire ad un continente come l'Asia, (che calcisticamente parlando ha offerto e offre poco e che, a parte la Corea del Sud, il Giappone e l'Australia, che si è associata all' AFC, lasciando la federazione oceanica, e a tal proposito non si comprende perchè mai Asia ed Oceania non si uniscano in un'unica confederazione), che non ha altre squadre di livello, (se escludiamo l'Iran, peraltro molto deludente nelle eliminatorie), di essere gratificato con quattro posti al caldo più uno da giocarsi con la vincente del raggruppamento oceanico
(che privo dell'Australia è rimasto appannaggio della...Nuova Zelanda) appare una violazione dei più basilari principi di etica calcistica; così come regalare tre posti alla CONCACAF (oltre ad uno da giocarsi nello spareggio) è fuori luogo stante le attuali potenzialità tecniche di nazionali che non siano Usa oppure Messico.
Modificando i meccanismi di assegnazione-posti, si recuperebbero almeno quattro biglietti, prelevandone un paio dall'Asia (che rimarrebbe con 3 squadre senza l'eventuale spareggio della quinta con l'oceanica) e altri due dalla CONCACAF (cioè il terzo più la spareggiante che automaticamente lascerebbe il Sudamerica con quattro posti assicurati senza il salvagente del play off per la quinta).
Questi quattro ticket potrebbero essere suddivisi equamente tra Europa ed Africa, un buon modo per far calare drasticamente la probabilità di vedere fuori dalla rassegna mondiale giocatori del calibro dei maliani Kanoutè, M. Sissoko, Seydou Keita, M. Diarra, dei nigeriani Martins, Taiwo, Yakubu Ayegbeni, Obasi, Odemwingie, dei marocchini Chamack ed El Hamdaoui oltre a tutti quegli europei grandi protagonisti con i maggiori club del continente, ma alla finestra ai venturi mondiali nei quali il neozelandese Killen (Norwich City, League One, terza serie inglese) rischia fortemente di essere l'ariete e leader dell'attacco (e non solo) degli "All Whites"...







venerdì 2 ottobre 2009



POVER...INTER...!!

3a Puntata
LE OUTSIDER DI LUSSO



Lisandro Lopez, stella argentina, all'atto della presentazione con la nuova maglia del Lione dopo la pregevole esperienza al Porto (al suo fianco: alla destra il presidente Aulas ed alla sinistra il tecnico Puel)





Bayern Monaco

I bavaresi se non fosse stato per il raptus che ha portato all'inopinata cessione di Lucio, con gli aggiustamenti estivi ed il "botto" finale di Robben, sarebbero entrati di diritto nella fascia comprendente Manchester United, Liverpool ed Arsenal.
Prima Tymoshchuk, poi in successione, Supermario Gomez, Ivica Olic, Pranjic, Braafheid, Baumjohann senza dimenticare i due ragazzini della primavera, Muller e Badstuber, i quali dovrebbero stare al mondiale under 20 d'Egitto (entrambi classe '89) e che invece sono divenuti titolari a pieno regime in questo scorcio di stagione. Il direttore-dittatore Van Gaal voleva che il difensore centrale di sinistra fosse un piede mancino e quindi ecco l'evirazione di Lucio; peccato che il designato Demichelis si sia infortunato e quindi le chiavi del 50% della cerniera arretrata sono finite nelle mani del giovane Badstuber, uscito dal vivaio e ancora inesperto di calcio ad altissimo livello. Autogol incommensurabile che lo stesso general manger Rummenigge (oltre al capo dei capi, Beckenbauer) non ha mancato di sottolineare dopo le prime incolori e balbettanti prestazioni dei rossi di Monaco nel torneo interno. Per il resto l'unico dubbio risiede in porta dove ad uno spaurito Rensing è stato preferito il veterano Butt, mentre il resto dei reparti è completo ed abbondantemente farcito e con due ali come Robben (a destra) e Ribery (lato opposto), tra le migliori del globo, non si può far altro che volare altissimo. Mercato dispendioso e di qualità dopo troppi anni di immobilismo: sono arrivati, come detto, l'eccellente mediano (ma all'occorrenza regista) ucraino Tymoshchuk, autore di stagioni altisonanti in quel di San Pietroburgo e trascinatore dei gialloblu agli spareggi mondiali in un girone complesso comprendente anche la quasi esclusa Croazia del tecnico terzino sinistro Pranjic , anch'egli reduce da annate totalmente positive sia nel club dell'Heerenveen che con la nazionale ed arrivato in Baviera per una cifra misurata e della punta Olic, giocatore generoso che svaria su tutto il fronte offensivo e arrivato a costo zero dall' Amburgo. Sempre dall'Olanda, sponda Twente, è stato prelevato Braafheid, nello stesso ruolo di Pranjic, mentre il colpo economicamente più significativo (dopo quello del genietto Robben) è stato Gomez, giunto in Baviera in cambio di 35 mln di euro versati nelle casse degli svevi dello Stoccarda; forse troppi, storcerebbe il naso qualcheduno e gli stenti dell'attacco bavarese in questo scorcio di stagione ( attacco che comprende anche altri frombolieri quali Klose, Toni ed Olic) stanno spaventando la dirigenza dei biancorossi. La schiacciante, seppur effimera, superiorità mostrata contro la Juventus è un biglietto da visita piuttosto esplicito sulle ragguardevoli potenzialità di Lahm e compagnia e le balbuzie iniziali in una Bundesliga molto competitiva da un paio d'anni a questa parte, non possono fotografare con esattezza la cifra tecnica della squadra...Quindi, se qualcuno volesse scommettere sul Bayern, faccia pure, a meno che non ritorni incombente sull'Allianz Arena il fantasma ingombrante di Lucio e delle sue sgroppate...!


Olympique Lione

Aulas ha aperto i cordoni della borsa è nella capitale della Savoia si è festeggiato il capodanno 4 mesi prima del previsto. Lisandro Lopez dal Porto per 24 mln di euro (più bonus...i portoghesi li conosciamo bene quando c'è da fare affari in uscita), Michel bastos dal Lilla per 18, Bafetimbi Gomis dal Saint Etienne per 13 e Aly Cissokho sempre dal Porto per 15, soldi che Galliani non voleva scucire e che la dirigenza lionese non ha esitato ad mettere sul tavolo nella trattativa coi lusitani. E' vero che è partito un emblema come Benzema, per il quale la società ha ricavato 35 mln (più bonus eventuali) ed il fantasista Juninho Pernambucano, specialista delle punizioni e che dopo la bellezza di 8 stagione in riva al Rodano, a 34 anni ha lasciato per eclissarsi nel campionato quatariota e strappare un ultimo lauto ingaggio. Partiti anche l'italiano Grosso, il ghanese Mensah, il veloce Mounier e l'ariete Piquionne, dopo Benzema e Juninho, la partenza più dolorosa è stata quella dell'ivoriano Abdul Kader Keita,a la destra ficcante e dribblomane finita alla corte di Rijkaard in Turchia e mai del tutto inseritasi nell'entità savoiarda. A Lione aspettano ancora una semifinale visto che lo scoglio dei quarti è rimasto insormontabile.


Wolfsburg

I lupi non hanno saziato la fame con la prima e storica vittoria dello scorso maggio quando la Bundesliga vide irrompere prepotentemente la squadra verde della città delle automobili ubicata nella Bassa Sassonia. Successo inedito costruito sulle solide basi della sponsorizzazione della Volkswagen. Una società che è in Bundesliga da oramai 13 anni (con l'attuale stagione) e che a parte qualche picco negativo (due 15esimi posti nelle annate 2005-06 e 2006-07) ha sempre navigato a metà classifica esplodendo in un paio di occasioni con il sesto posto al secondo anno di Bundesliga ed il 5° di due stagioni fa, una sorta di ideale viatico verso la meritata conquista di quest'anno.
Successo pianificato dalla Volkswagen che ha staccato diversi assegni per assicurarsi giocatori importanti come il duo brasiliano Josuè-Grafite giunto nell'estate 2007, così come il trio autoctono Gentner, Schafer e Riether, mentre Benaglio, Barzagli e Misimovic rinforzarono la rosa l'anno successsivo (giunse pure il flop Zaccardo che unitamente al fiorentino costarono la bellezza di 22 mln di euro). Ma il vero colpo gobbo fu quello di prelevare il gigante bosniaco Edin Dzeko dai cechi del Teplice e che nelle due annate disputate in terra teutonica ha realizzato 39 reti in 68 gare di campionato. Pescato 21enne, attualmente è uno dei migliori bomber del pianeta intero. Un giocatore a tutto tondo capace di inzuccate sontuose come di controlli-palla da circense, abile nello svariare come nella tambureggiante azione da prima punta; dotato di tecnica sublime, la sua altezza (192 cm) ne ingigantisce i meriti. Il tridente con Grafite e Misimovic (arretrato rispetto ai due e vertice alto del rombo di centrocampo) risulta essere devastante tante sono le variabili che può proporre durante una gara. In coppia col brasiliano ex Le Mans hanno uccellato i portieri della Bundesliga per ben 54 volte durante la favolosa cavalcata che ha condotto al titolo. Con Magath, oltre a vincere, hanno espresso un calcio godibilissimo e spettacolare tanto da renderli una delle squadre maggiormente estetiche e produttive del vecchio continente.
La transizione da Magath, artefice del giocattolo, a Veh, ex uomo vincente dello Stoccarda, non è stata indolore e la partenza in Bundesliga un poco al rallentatore ha leggermente assopito le velleità dei sassoni, ma c'è da stare sicuri che questa squadra in Europa sarà una vera e propria...outsider di lusso...!


Siviglia

Dopo le scorpacciate degli anni 2006 e 2007. L'anno 2008, il primo in Coppa Campioni dopo 50 anni esatti e in virtù del terzo posto nella Liga, ha fatto vivere il sogno fino agli ottavi dove l'ostacolo turco del Fenerbahce ha infranto le illusioni nervionensi e la sconfitta ai rigori ha reso ancor più amara la dipartita dalla coppa dalle grandi orecchie. Fuori dalla coppa maggiore la scorsa stagione (5° posto in Liga), l'ultima Coppa Uefa della storia ha regalato ben poche soddisfazioni e la gara di Genova ha estromesso i sevillani ancor prima delle fasi ad eliminazione diretta.
L'ultima Liga segnata dal duopolio Barca-Real, ha visto riemergere gli uomini di Del Nido e permettergli di vincere l'ipotetico scudetto del "campionato dei normali" grazie al posto finale sul podio. Nell'estate, oltre ad aver trattenuto la bocca di fuoco rappresentata da Luis Fabiano, "tentato" da un'offerta ridicola presentata dal clan milanista, sono stati incorporati il centrocampista ivoriano Zokora, proveniente dal Tottenham, e l'attaccante Negredo, "killer" dell'ultimo Almeria e al centro di diverse speculazioni di mercato durante il mese di agosto (Hull City, Roma, Saragozza ed infine la pista decisiva: Siviglia).
La polpa della squadra è rimasta sotto gli ordini di Manolo Jimenez, storico difensore dell'entità andalusa a cavallo tra gli anni 80 e 90.
Dal portiere Palop, eroe di Uefa, ai difensori Escudè e Dragutinovic ed al gigante argentino Fazio (ai quali l'anno passato si erano aggregati Squillaci, Fernando Navarro e Konko), dai centrocampisti Renato e Jesus Navas, all'ala sinistra Diego Capel (sempre in attesa di esaurire le tante, troppe bollicine del suo calcio Champagne), ad una delle coppie d'attacco più complete e prolifiche del mondo quale è quella rappresentata dal maliano Kanouté e dal citato Luis Fabiano (senza dimenticare gli Arouna Koné ed i Chevanton oltre al madrileno Negredo, ultimo arrivo).
Una miscela che fino ad ora sta stupendo in quest'inizio di stagione sia in territorio spagnolo che fuori dai confini e che promette di rinverdire i fasti vissuti solo poche stagioni orsono e che hanno permesso alla compagine andalusa di divenire la migliore squadra del mondo secondo gli istituti di statistica del calcio.


Inter

Tutto ruota intorno a mago Mourinho, il vero numero dieci che all'Inter manca sul terreno verde (neanche Sneijder possiede tanti colpi come il portoghese). Un fantasista, apprendista stregone che, assunto dal presidente-petroliere Moratti per dare un gioco (ed una coppa) alla squadra, è riuscito nell'impresa di giocare alla pari con l'Anorthosis Famagosta nella passata edizione di Champions (edizione che con un briciolo di fortuna in meno avrebbe visto i nerazzurri già fuori nel gironcino che comprendeva anche i verdi del Panathinaikos e del Werder) e di subire un linciaggio tecnico, in questa edizione, da parte di un Barcellona svogliato e sprecone (umiliazione che ricorda da vicino quella patita con lo United l'anno passato) seguito da un faticoso e stentato pareggio in Tatarstan, in quel di Kazan.
Un mercato estivo che è risultato corposo e a completamento di una rosa che in Italia non aveva concorrenti già da parecchio tempo. Ma poichè l'obiettivo Europa, primario ed impellente, esigeva un restyling di proporzioni ed ambizioni, ecco che alla rinuncia dell'ingrato Zlatan di Bosnia, si è "rimediato" con l'elettrico Eto'o in un "osmosi" tecnica che ha anche rimpinguato le casse interiste con notevole iniezione di danaro fresco (circa 46 mln di euro secondo le cifre ufficiali). Erano già approdati alla Pinetina i "genoani" Milito e Thiago Motta e a fine luglio Van Gaal, neo-allenatore del Bayern, decise che Lucimar Ferreira da Silva, in arte Lucio, era di troppo nello scacchiere difensivo dei bavaresi in quanto i difensori centrali dal piede destro forte abbondavano e quindi il brasiliano della capitale federale Brasilia, fu costretto a preparare le valige in fretta e furia e a malincuore verso San Siro; un raid dell' Inter, che con assoluta abilità, si era fiondato sul forziere galleggiante nell'oceano sconfinato del mercato internazionale .
Mercato nerazzurro caratterizzato da acquisti di giocatori forzati a lasciare i rispettivi club: già ampiamente conosciuta la storia di Eto'ò e i furiosi litigi con Guardiola, ripudiato dal ripudiato Eto'o ed accusato di averlo cacciato senza un minimo di riconoscenza dal Barcellona, società cui aveva donato tanto del suo impeto leonino. Di Lucio abbiamo detto, ed ecco che a fine agosto giunge Sneijder dopo il lungo tira-molla con Valdano e la dirigenza madridista rea di non volere più la batteria di tulipani e quindi affrettatasi e bussare presso tutti i grandi club europei per trovare una casa (ed un ingaggio adeguato) agli emarginati orange. E quindi via a svendere Robben al Bayern (con un disavanzo di 12 mln di euro) e Wesley all'Inter (stessa perdita economica rispetto a quanto fu pagato) dopo la cessione di Huntelaar ai cugini milanisti (identica solfa...-12) avvenuta ai primi di agosto ma costretta a tenersi Van der Vaart, unico scampato all'epurazione di piedi arancioni e suo malgrado ai confini del madridismo.
Una Inter assolutamente spadroneggiante in Italia ma con una mentalità da squadra media appena varcati i confini nazionali e la prova del nove presentatasi già ad inizio settembre contro i campioni d'Europa catalani ha smascherato già alla "prima della scala" (...del calcio) i limiti di una squadra che tifosi e presidente in primis vorrebbero sul tetto del vecchio continente con un'insistenza morbosa e a dispetto di tutto e tutti. Una partita-fotocopia a quella dello scorso anno contro lo United: sofferenze e senso di impotenza, una squadra votata alle ripartenze e umiliata dal punto di vista del gioco (il risultato solo uno specchietto per le allodole). Lo spettrale secondo tempo di San Siro contro i blaugrana, senza che dagli spalti si muovesse una foglia, dava l'idea che tra il pubblico dello stadio milanese poche fossero le allodole pronte a cadere nelle lusinghe del mago lusitano e che molti, invece, avessero preso già coscienza che anche l'attuale stagione rischia di essere quella delle illusioni. In Europa..., perché in Italia l'illusionista di Setubal non ha bisogno di troppi trucchi per trasformare i sogni in realtà.