martedì 7 luglio 2009


PENSIERI IN LIBERTA'!

Una lettura personale degli accadimenti calcistici di queste ultime settimane e alcune considerazioni generali sui temi più svariati.


Triste addio di Angel Cappa (allenatore) e di Eduardo Dominguez (difensore), tesserati dell'Huracan, e che in un finale di gara convulso hanno visto precipitare...il "Globo"...!






FINALE AL...VELE (Z) NO!

Il Clausura 2009 sembra idealmente serrare definitivamente una stagione nefasta per il calcio argentino in toto.
La nazionale di Maradona stenta più del dovuto e la scoppola in Bolivia è una lacerazione profonda nella storia dell'albiceleste.
La under 20, dopo essersi aggiudicata 5 titoli nelle ultime sette edizioni, terminando ultima nel girone che promuoveva 4 squadre ai mondiali di categoria di fine settembre in Egitto, vedrà il torneo iridato da casa.
La Copa Libertadores 2009 ha visto scomparire via via, una dopo l'altra, tutte le proprie rappresentanti: tre smarritesi già nella fase a gruppi (San Lorenzo e Lanus hanno chiuso ingloriosamente da fanalini di coda), il Boca fuori agli ottavi e il solo Estudiantes a salvare l'onore giungendo sino alla finale.
Tutto questo mentre i brasiliani portavano tutte le loro 5 compagini alla fase ad eliminazione diretta e 4 arrivavano sino ai quarti di finale (il 50% delle presenti).

Per chiudere in bellezza l'annata, ecco servito uno sconclusionato torneo interno (davvero imbarazzante e cervellotica la divisione in due con l'assegnazione del doppio scudetto, format oramai in atto dal 1991) nel quale dopo cinque gare, molte squadre blasonate, essendo con la testa nei tornei internazionali, fanno solo figura di comparse e l'ingarbugliata regola della media punti, rende parodistica la lotta salvezza.
Se a codesto minestrone addizioniamo una buona dose di violenza (dentro e fuori dai campi) ed una qualità generale deficitaria, il piatto è bello che servito.

C'è infatti da rabbrividire a leggere le rose delle squadre di Primera Division, tra oggetti smarriti del calcio europeo, vecchie glorie (e neanche tanto glorie) di ritorno e fallimenti colossali mestamente riclicatisi nelle 20 squadre che compongono questo semicampionato.
Se consideriamo che una possibile coppia d'attacco del Velez campione è composta da Larrivey e Rodrigo Lopez e una moltitudine di elementi reduci da autentiche debacle professionali (come citato) sono titolari indiscussi nelle rispettive squadre, immaginiamo facilmente che i giovani virgulti (che peraltro sono anche in discreto numero) non possano da soli innalzare il livello competizionale...tanto più che ci pensano i portieri ad abbassarlo prepotentemente.

Il finale più logico è stato quindi il Far West vissuto nel duello che (ironia della sorte) all'ultima giornata assegnava il titolo tra il Velez (poi divenuto campione) e l'Huracan (rimasto ingiustamente con le pive nel sacco) e nel quale è successo di tutto.
Tra errori arbitrali (in un senso solo: pro Velez), scazzottate, grandine e fulmini che hanno determinato una lunga sosta, recupero chilometrico, risse e sangue che sgorgava dalla testa di qualche giocatore e veleno che usciva dalla bocca di altri l'ultimo atto non si è fatto proprio mancare nulla.
E fu così che, per un gol...Martin (o meglio Angel)...perse la...CAPPA!!



IL MORSO DEL...DZEKO...!

La telenovela ha finalmente avuto il lieto fine più predevibile.
DZEKO IST UNVERKAUFLICH! Tradotto: Dzeko E' INVENDIBILE.
Parole di Marbach (direttore sportivo del Wolfsburg), firmate dalla dirigenza dei "lupi" e certificate e sigillate a doppia mandata dalla Volkswagen, fornitore ufficiale di grana.

La monotona tititera di Galliani è così stata spazzata via con un lauto aumento di ingaggio strappato dal bosniaco, il quale ha giurato fedeltà ai colori biancoverdi sventando il rischio di una pericolosa piega involutiva nella propria carriera, se mai la stessa avesse preso un'altra strada, lasciando una squadra forte e vincente come il Wolfsburg per trapiantare radici in un'altra, dimessa e in fase di ricostruzione come il Milan.

Le proposte indecenti dello "Zio Fester" (20 mln di euro) avevano toccato le corde del cuore dei più sensibili amanti del buon senso. Pensare che molti giornali davano...corda...a queste bizzarre ipotesi di mercato faceva largamente sorridere. Immaginare che il miglior attaccante under 23 (17-03-86: da poco superati i ventitre) del mondo, potesse valere quella cifra, oltremodo in considerazione delle transazioni che si erano succedute e che avranno luogo nel corso dell'estate, faceva accaponare letteralmente la pelle.

Come ha risposto un dirigente del San Paolo riguardo all'interesse del Milan per Hernanes (centrocampista) e Miranda (difensore centrale e presente nell'ultima vittoriosa spedizione in Sudafrica) : " Il Milan vuole pagare tutti e due quanto una cassa di banane".

Intanto però gli intenti di mercato dei rossoneri (al risparmio e mai mascherati) hanno già preso corpo con l'annessione alla propria rosa del gigante (in tutti i sensi) Onyewu, arrivato dallo Standard Liegi a parametro zero poichè in scadenza di contratto con i campioni belgi.



IL DITTATORE...FLOREN...TITO!

Vinte agevolmente le elezioni, il taumaturgo Florentino ha mantenuto fede alle promesse elettorali.
96 "kilos" per CR7, 67 (di cui 3 al San Paolo) per Kakà, 35 (più 6 di bonus vari) per Benzema e "solo" 15 per Raul Albiol. Totale alla cassa: 213 milioni di euro.
Qualcuno, anzi, più di qualcuno toglierebbe volentieri 100 numeri a quella cifra trasformandola in 113, come il numero riferito alla Polizia. Forza pubblica che sollevazioni popolari vorrebbero che intervenisse per fermare gli "scippi" dell' imprenditore edile madrileno.
Un album di figurine che si sta componendo e nel cui mosaico una parata di stelle sta già dimorando, ma ancora in attesa di completamento. Elogi e stima da parte della famiglia madridista (dai soci ai semplici tifosi), critiche roventi da tutto il resto del mondo calcistico e non.

Forse però, da spettatori esterni alle vicende del club, qui non si tratta di schierarsi pro Florentino o contro lo stesso. Il nocciolo della questione non è la moralità di tali audaci operazioni. L'analisi va piuttosto spostata altrove e capire se queste contrattazioni sono frutto della farina del proprio sacco oppure no.
E la farina in questa circostanza equivale al denaro.
L' enorme massa di soldi che è fuoriuscita, in realtà non è, e non era nelle capacità di Perez (nonostante l'ineffabile imprenditore edile sia stato nei gangli melmosi della politica, sempre utile in caso di necessità), bensì in quella delle banche che hanno garantito le transazioni grazie a coperture che il Madrid per la sua storia, per ciò che rappresenta per la Spagna centralista, popolare, nostalgica, imprenditoriale e Reale rappresenta. E Florentino, artefice del nuovo progetto e copiosamente coperto dagli ambienti politici (mondo a lui familiare come suggerito) è il braccio armato della guerra stellare scatenata dalle meringhe ai separatisti catalani.
Tutto ciò però, per le proporzioni raggiunte, e per il fatto che sia un ente esterno al club a favorire il gettito di soldi, risulta una primizia nel panorama calcistico europeo.

Ma la questione più buffa, è che tutti i giornali madrileni (gli sportivi Marca ed As in primis) si sfreghino le mani per questo aggressivo mercato assolutista che sposta visibilmente l'ago della bilancia della Liga sempre più verso un duopolio stile anni 80 che mortifica il campionato spagnolo, gratificato invece da questi ultimi 12-15 anni di distribuzione di valori che ha permesso a molte compagini di emergere sia nel panorama casalingo che in quello forestiero.
La realtà che si prospetta è che la qualità della Liga andrà ancor più a scemare
(un ultimo anno davvero incolore) riconducendo la mente ed i ricordi a quei famosi anni 80 sopra menzionati, nei quali andare a giocare al Bernabeu era sinonimo di morte sicura (e spesso anche violenta...!) e l'uso del pallottoliere era d'uopo.

Forse una regolamentazione Uefa (e Fifa) che consenta un tetto alle spese ed agli ingaggi, che imponga un numero fisso di giocatori da inserire nelle rose (chessò, 25...), che obblighi ogni club ad inserire nel roster il 25% di calciatori nati nel vivaio, che obblighi altresì i club ad un 40% di giocatori nati in quello stato (non che siano diventati residenti...bensì nati), che restringa il periodo dei movimenti di mercato, che redistribuisca in egual misura i proventi dei contratti televisivi dei rispettivi campionati, che imponga ai giocatori di rispettare i contratti impedendo di subire il fascino dei top team e che limiti il raggio d'azione e di potere dei procuratori, potrebbe essere un primo passo per riequilibrare e normalizzare fattori che al momento paiono inesorabilmente impazziti.


Centra

TEMPO CHE SE NE VA..!

Tra tutte le migliorie che la Fifa pretende di apportare al un football moderno (e che non staremo a ricordare perché risapute),sempre più veloce, tecnologico,
disputato, catalizzatore di danari, e televisivo, mi sembra che ci sia un aspetto che meriti maggiore attenzione di quella prestatagli dagli organismi internazionali e la mancanza di inclusione nella lista delle cose da cambiare (o modificare) da parte di questi ultimi mi lascia alquanto stupefatto.

Pallanuoto, pallacanestro, pallamano, hockey (pista, ghiaccio, prato), insomma tutti i maggiori sport di squadra che prevedono l'orologio come elemento primario nella determinazione temporale dell'evento, adottano il sistema del tempo effettivo.
Solo rugby, e per l'appunto football, non lo prevedono.
Eppure la soluzione, oltre che democratica ed anti-furbi, sarebbe di facile realizzazione.

Stabilito un minutaggio che potrebbe oscillare tra i 25 ed i 30 minuti per ripresa (statisticamente varia in rapporto alle latitudini geografiche: in Inghilterra si gioca di più che in Italia ad esempio...), schermi giganti per pubblico e calciatori, tabelloni a bordo campo e qualche giudice ad hoc a certificare, cronometrare ed organizzare il tutto, materializzerebbero un sogno che coltivo da tempo: quello di seguire gare regolari e quanto più possibile scevre da oziose perdite di tempo. Qualcuno obietterebbe che un match di calcio, del quale stante l'attuale regolamentazione se ne conoscono pressoché i limiti temporali, rischierebbe di avere scadenze differite l'uno dall'altro, creando disagi agli spettatori.
Mi chiedo: ma i "clienti" degli altri sport sono marziani o vivono e si mischiano a noi calciofili?
Se uno spettatore di basket mette in preventivo che il finale è tutto da scrivere, perchè uno spettatore di football non lo debba fare, tanto più che oramai con i campionati nazionali spalmati su più giornate non c'è nemmeno più il rischio di mancanza di uniformità. E poi, di quanto ritarderebbe il finale del 95% delle gare? Si andrebbe dai 15 ai 30 minuti al massimo, non di certo una sottrazione eccessiva alla libertà delle persone.

Nelle coppe europee il rischio di vedere allungate le gare c'è dalla fase ad eliminazione diretta e dall'introduzione dei tempi supplementari. Stessa cosa nelle competizioni per nazionali e quindi i palinsesti sono già abituati e flessibili ad ammortizzare eventuali dilazioni nella durata delle partite.
Si tratta di mettere banalmente mano ai vetusti e disarmonici regolamenti e apportare una modifica equanime, quanto essenziale.

Gli arbitri infatti, per non saper nè leggere nè scrivere, concedono al massimo i canonici 5 minuti di recupero. Con i sei cambi effettuati e qualche interruzione è una regola. Raramente si è visto concedere 6 minuti.
Un minutaggio abbondantemente superiore è dovuto esclusivamente a fattori poco abituali come lunghe interruzioni derivate da gravi infortuni, intemperanze del pubblico, intemperie atmosferiche o guasti agli impianti di illuminazione che possono generare lunghe pause.

A meno di catastrofi non si va mai oltre i 300 secondi quindi!
Gli smaliziati giocatori di tutte le categorie, di tutte le età e di tutti (non tutti per fortuna) i luoghi della terra lo sanno, ed a turno (a volte si è vittime, altre carnefici) sperimentano quella che è un'autentica e farsesca messa in scena dei 15, 20, 25 e più minuti finali con rimesse laterali che durano 40 e più secondi, calci dalla bandierina del corner che non partono mai dal piede, falli veniali dai quali per ripigliarsi servono quantomeno un paio abbondante di minuti, finzioni, sceneggiate, proteste, cadute improvvise al suolo causa fantomatici crampi e rinvii dei portieri che per preparazione ricordano il lancio dello shuttle nello spazio.
Insomma: un campionario di stratagemmi utili alla causa che si perora.

Alcune popolazioni del globo sono poi parecchio dotate di talento nell'esercitare questa nobile e redditizia arte pallonara. Se nel nord Europa la parola vergogna ha ancora un significato, nel resto del mondo, ed in particolar modo nei paesi latini, e addentrandoci ancor più, nei paesi latino-americani, l'abuso di questa pratica rende scontata e sempre più urgente l'adozione di questa misura cautelativa atta a scongiurare queste azioni parassitarie che mirano alla ricerca costante del "gioco" con il cronometro.
30 minuti di tempo effettivo, e gente a caso come...Cevallos (portiere dell' LDU Quito e della nazionale ecuadoriana)...rischierebbe attacchi coronarici apprendendo la notizia dell'avvenuto rinsavimento degli organi direttori del football mondiale.
Vabbé che il vecchio Cevallos è a fine carriera, ma numerosi emuli non mancano...!