mercoledì 17 marzo 2010



L'...ANCELOTTI E...GINEVRA: AMORE SPEZZATO.
E AL SORTEGGIO CI VA RE VIRTU'
( UNO DEI MOLTEPLICI AUTOTITOLI ELOGIATIVI...)!




Re Carlo all'ombra di Dio




Carletto l'ha fatta nel letto, e può darsi che il dispetto non sia andato giù al papà Roman, uno molto prodigo a scucire sterline per coronare un sogno di una Coppa Campioni che al Chelsea non hanno mai visto e che la storia dovrebbe riconoscere visto il debito accumulato dagli uomini in maglia blu in tutti questi anni di militanza ai massimi livelli del calcio continentale. Una volta si perde ai rigori in semifinale col Liverpool (2007), un'altra volta si scivola in finale dal dischetto (Terry, 2008), poi c'è l'Ovrebo di turno, insomma la mala sorte non da pace. Di solito il credito accumulato in così tanti anni di episodi, dettagli negativi, situazioni che hanno girato per il verso sbagliato, viene riscosso una volta per tutte, magari proprio grazie un episodio, un'occasione, un soffio di vento che fa cambiare la storia della partita, della competizione e quella tua personale di club sempre all'ombra dei grandi d'Inghilterra e da 12 anni a questa parte gigante con tutti i crismi per regnare grazie ai rubli del papà. Eppure gli episodi, i sibili di libeccio, per esser colti e andare quindi a favor di vento, hanno bisogno di essere assecondati, incoraggiati, stimolati.
Il prode Ancelotti da Reggiolo, chiamato al timone del panfilo battente bandiera russa, ha portato invece l'imbarcazione ad impantanarsi nelle secche orientandosi sulla bussola di un rivale abile a smascherare i limiti caratteriali dell'emiliano e facendone un punto di forza per approdare sul Lago di Ginevra e da lì godersi il panorama che offrirà il parterre delle squadre quarto-finaliste.
Se nella gara d'andata la squadra, la prestazione della stessa aveva nutrito i rimpianti per un arbitraggio monotematico che aveva privato i blues di due chiari penalty e dell'uomo in più, la gara di ritorno non si può giustificare solo con gli ennesimi misfatti arbitrali (due placcaggi in puro stile rugbistico nel primo tempo in area nerazzurra: il primo di T.Motta su Ivanovic ed il secondo di Samuel su Drogba) che pure stanno accompagnando sinistramente e costantemente le campagne europee dei londinesi senza che all'Uefa siano arrivati avvisi di garanzia. Detto che quattro chiari episodi regolamentari contro in 180 minuti sono un macigno davvero gravoso, la gara di Stamford Bridge non si può spiegare solo con la questione fischietto (peraltro un problema irrisolvibile ma alquanto attuale nella sua crudezza in questa stagione europea)
Ancelotti con quella sua faccia da pane e salame, quel comportamento molto british che lo ha fatto entrare da subito nelle grazie dei media e dei tifosi inglesi, con quel suo garbo in panchina ed umore in sala stampa, non ha fatto che rifornire di "carburante" lo squalo che si stava per divorare la barca che lo aveva ospitato e cullato per tre lunghe stagioni. E' buona norma insegnare a rifuggire le provocazioni, evitarle, mostrarsi moralmente superiori ed ignorare coloro che ne fanno buon uso. E' buona norma nella società di tutti i giorni quando le condizioni lo permettono poiché la convivenza forzata non si palesa, perché il semaforo verde scatta per il provocatore e per il superiore ed ognuno prende la sua strada. Sul ring però non si può perché l'avversario è presente, ti cerca, ti sfida con quelle armi, e con te per novanta e passa minuti in quel piccolo rettangolo verde e se tu ti elevi eticamente soccombi, a meno di avere così tante altre qualità da poterti permettere etica ed estetica: cioè io non cado nel tuo tranello perché sono troppo bello, troppo bravo che ce la posso fare anche comportandomi da Signore.
Mourinho sa benissimo di non essere un allenatore (categoria peraltro, a mio modo di vedere inflazionata) o meglio, sa benissimo che oramai di tattica ne masticano persino gli aborigeni australiani e che tra corsi, convegni, pubblicazioni specialistiche e navigazioni sul net spopolano asceti, guru, informazioni e siti che propinano sempre qualcosa di innovativo e i santoni si nascondono anche nella quarta divisione thailandese. Il suo block notes con le formule magiche carica di enfasi ancor più il personaggio e dissimula le vere virtù del portoghese.
Da persona intelligente, e soprattutto furbescamente calatosi nella parte del trainer, sa che le carenze di gioco (strutturali o no, questo è da discutere) della sua squadra vadano arginate con la pressione psicologica da infondere agli avversari (quindi anche arbitri) tramite sottili e studiate provocazioni alternate ad un gioco intimidatorio. Essendo una persona scaltra e un grande conoscitore del mercato internazionale, ha saputo contorniarsi di persone che potessero far decollare il suo piano e portare a termine il lavoro in gare dall'elevato contenuto tecnico in cui gli avversari superiori vanno fronteggiati e annichiliti psicologicamente in assenza di armamenti più efficaci. Meglio di una masnada di sudamericani per portare a compimento l'opera in giro non si trova: Thiago Motta, Lucio, Samuel, Milito hanno assolto al loro compito in tutti e 180 i minuti, con proteste, simulazioni, rotolamenti a terra dopo esser stati colpiti da fulmini: l'episodio del clamoroso fallo da rigore commesso all'andata da Samuel su Kalou che sarebbe valso l'espulsione dell'argentino è esplicativo; la sequenza successiva vede Samuel correre precipitosamente dall'arbitro per chiedere l'ammonizione dell'ivoriano causa evidente raggiro, ovvero un ribaltamento della realtà che non ha trovato opposizione negli scolaretti di Ancelotti. A Stamford Bridge la gara è stata vinta da Mourinho come si fosse su una tavola con un gioco in scatola di tematica psicologica dispiegato sulla stessa e Ancelotti ha prestato ancor più il fianco frustrato dalla paura di dover proteggere l'imberbe Turnbull, l'incubo del pre gara, dagli assalti dei giannizzeri mouriniani e snaturando le caratteristiche tipiche del Chelsea e di ogni squadra inglese che si rispetti: aggressività, ritmo, accelerazioni, intensità, unite alla tecnica e alla classe che le più forti dell'isola di Sua Maestà posseggono in larga dose. Spersonalizzata e privata del britannico "brave spirit", il Chelsea è naufragata anche dal punto di vista di un gioco ingiustificato assente dopo che l'era Hiddink si era chiusa in fanfara e che Ancelotti era stato assoldato per chiudere il cerchio con la vittoria nella coppa più importante del continente attraverso un football che secondo i propositi sarebbe dovuto essere folgorante, scintillante, sfavillante e chi più aggettivi laudativi possiede, più ne metta. Invece il filo intersecato per alcuni momenti in Premier, che per buona parte dell'inverno aveva visto una squadra solida e soprattutto spettacolare, è andato via via ingarbugliandosi sino al triste epilogo di ieri sera.