venerdì 2 ottobre 2009



POVER...INTER...!!

3a Puntata
LE OUTSIDER DI LUSSO



Lisandro Lopez, stella argentina, all'atto della presentazione con la nuova maglia del Lione dopo la pregevole esperienza al Porto (al suo fianco: alla destra il presidente Aulas ed alla sinistra il tecnico Puel)





Bayern Monaco

I bavaresi se non fosse stato per il raptus che ha portato all'inopinata cessione di Lucio, con gli aggiustamenti estivi ed il "botto" finale di Robben, sarebbero entrati di diritto nella fascia comprendente Manchester United, Liverpool ed Arsenal.
Prima Tymoshchuk, poi in successione, Supermario Gomez, Ivica Olic, Pranjic, Braafheid, Baumjohann senza dimenticare i due ragazzini della primavera, Muller e Badstuber, i quali dovrebbero stare al mondiale under 20 d'Egitto (entrambi classe '89) e che invece sono divenuti titolari a pieno regime in questo scorcio di stagione. Il direttore-dittatore Van Gaal voleva che il difensore centrale di sinistra fosse un piede mancino e quindi ecco l'evirazione di Lucio; peccato che il designato Demichelis si sia infortunato e quindi le chiavi del 50% della cerniera arretrata sono finite nelle mani del giovane Badstuber, uscito dal vivaio e ancora inesperto di calcio ad altissimo livello. Autogol incommensurabile che lo stesso general manger Rummenigge (oltre al capo dei capi, Beckenbauer) non ha mancato di sottolineare dopo le prime incolori e balbettanti prestazioni dei rossi di Monaco nel torneo interno. Per il resto l'unico dubbio risiede in porta dove ad uno spaurito Rensing è stato preferito il veterano Butt, mentre il resto dei reparti è completo ed abbondantemente farcito e con due ali come Robben (a destra) e Ribery (lato opposto), tra le migliori del globo, non si può far altro che volare altissimo. Mercato dispendioso e di qualità dopo troppi anni di immobilismo: sono arrivati, come detto, l'eccellente mediano (ma all'occorrenza regista) ucraino Tymoshchuk, autore di stagioni altisonanti in quel di San Pietroburgo e trascinatore dei gialloblu agli spareggi mondiali in un girone complesso comprendente anche la quasi esclusa Croazia del tecnico terzino sinistro Pranjic , anch'egli reduce da annate totalmente positive sia nel club dell'Heerenveen che con la nazionale ed arrivato in Baviera per una cifra misurata e della punta Olic, giocatore generoso che svaria su tutto il fronte offensivo e arrivato a costo zero dall' Amburgo. Sempre dall'Olanda, sponda Twente, è stato prelevato Braafheid, nello stesso ruolo di Pranjic, mentre il colpo economicamente più significativo (dopo quello del genietto Robben) è stato Gomez, giunto in Baviera in cambio di 35 mln di euro versati nelle casse degli svevi dello Stoccarda; forse troppi, storcerebbe il naso qualcheduno e gli stenti dell'attacco bavarese in questo scorcio di stagione ( attacco che comprende anche altri frombolieri quali Klose, Toni ed Olic) stanno spaventando la dirigenza dei biancorossi. La schiacciante, seppur effimera, superiorità mostrata contro la Juventus è un biglietto da visita piuttosto esplicito sulle ragguardevoli potenzialità di Lahm e compagnia e le balbuzie iniziali in una Bundesliga molto competitiva da un paio d'anni a questa parte, non possono fotografare con esattezza la cifra tecnica della squadra...Quindi, se qualcuno volesse scommettere sul Bayern, faccia pure, a meno che non ritorni incombente sull'Allianz Arena il fantasma ingombrante di Lucio e delle sue sgroppate...!


Olympique Lione

Aulas ha aperto i cordoni della borsa è nella capitale della Savoia si è festeggiato il capodanno 4 mesi prima del previsto. Lisandro Lopez dal Porto per 24 mln di euro (più bonus...i portoghesi li conosciamo bene quando c'è da fare affari in uscita), Michel bastos dal Lilla per 18, Bafetimbi Gomis dal Saint Etienne per 13 e Aly Cissokho sempre dal Porto per 15, soldi che Galliani non voleva scucire e che la dirigenza lionese non ha esitato ad mettere sul tavolo nella trattativa coi lusitani. E' vero che è partito un emblema come Benzema, per il quale la società ha ricavato 35 mln (più bonus eventuali) ed il fantasista Juninho Pernambucano, specialista delle punizioni e che dopo la bellezza di 8 stagione in riva al Rodano, a 34 anni ha lasciato per eclissarsi nel campionato quatariota e strappare un ultimo lauto ingaggio. Partiti anche l'italiano Grosso, il ghanese Mensah, il veloce Mounier e l'ariete Piquionne, dopo Benzema e Juninho, la partenza più dolorosa è stata quella dell'ivoriano Abdul Kader Keita,a la destra ficcante e dribblomane finita alla corte di Rijkaard in Turchia e mai del tutto inseritasi nell'entità savoiarda. A Lione aspettano ancora una semifinale visto che lo scoglio dei quarti è rimasto insormontabile.


Wolfsburg

I lupi non hanno saziato la fame con la prima e storica vittoria dello scorso maggio quando la Bundesliga vide irrompere prepotentemente la squadra verde della città delle automobili ubicata nella Bassa Sassonia. Successo inedito costruito sulle solide basi della sponsorizzazione della Volkswagen. Una società che è in Bundesliga da oramai 13 anni (con l'attuale stagione) e che a parte qualche picco negativo (due 15esimi posti nelle annate 2005-06 e 2006-07) ha sempre navigato a metà classifica esplodendo in un paio di occasioni con il sesto posto al secondo anno di Bundesliga ed il 5° di due stagioni fa, una sorta di ideale viatico verso la meritata conquista di quest'anno.
Successo pianificato dalla Volkswagen che ha staccato diversi assegni per assicurarsi giocatori importanti come il duo brasiliano Josuè-Grafite giunto nell'estate 2007, così come il trio autoctono Gentner, Schafer e Riether, mentre Benaglio, Barzagli e Misimovic rinforzarono la rosa l'anno successsivo (giunse pure il flop Zaccardo che unitamente al fiorentino costarono la bellezza di 22 mln di euro). Ma il vero colpo gobbo fu quello di prelevare il gigante bosniaco Edin Dzeko dai cechi del Teplice e che nelle due annate disputate in terra teutonica ha realizzato 39 reti in 68 gare di campionato. Pescato 21enne, attualmente è uno dei migliori bomber del pianeta intero. Un giocatore a tutto tondo capace di inzuccate sontuose come di controlli-palla da circense, abile nello svariare come nella tambureggiante azione da prima punta; dotato di tecnica sublime, la sua altezza (192 cm) ne ingigantisce i meriti. Il tridente con Grafite e Misimovic (arretrato rispetto ai due e vertice alto del rombo di centrocampo) risulta essere devastante tante sono le variabili che può proporre durante una gara. In coppia col brasiliano ex Le Mans hanno uccellato i portieri della Bundesliga per ben 54 volte durante la favolosa cavalcata che ha condotto al titolo. Con Magath, oltre a vincere, hanno espresso un calcio godibilissimo e spettacolare tanto da renderli una delle squadre maggiormente estetiche e produttive del vecchio continente.
La transizione da Magath, artefice del giocattolo, a Veh, ex uomo vincente dello Stoccarda, non è stata indolore e la partenza in Bundesliga un poco al rallentatore ha leggermente assopito le velleità dei sassoni, ma c'è da stare sicuri che questa squadra in Europa sarà una vera e propria...outsider di lusso...!


Siviglia

Dopo le scorpacciate degli anni 2006 e 2007. L'anno 2008, il primo in Coppa Campioni dopo 50 anni esatti e in virtù del terzo posto nella Liga, ha fatto vivere il sogno fino agli ottavi dove l'ostacolo turco del Fenerbahce ha infranto le illusioni nervionensi e la sconfitta ai rigori ha reso ancor più amara la dipartita dalla coppa dalle grandi orecchie. Fuori dalla coppa maggiore la scorsa stagione (5° posto in Liga), l'ultima Coppa Uefa della storia ha regalato ben poche soddisfazioni e la gara di Genova ha estromesso i sevillani ancor prima delle fasi ad eliminazione diretta.
L'ultima Liga segnata dal duopolio Barca-Real, ha visto riemergere gli uomini di Del Nido e permettergli di vincere l'ipotetico scudetto del "campionato dei normali" grazie al posto finale sul podio. Nell'estate, oltre ad aver trattenuto la bocca di fuoco rappresentata da Luis Fabiano, "tentato" da un'offerta ridicola presentata dal clan milanista, sono stati incorporati il centrocampista ivoriano Zokora, proveniente dal Tottenham, e l'attaccante Negredo, "killer" dell'ultimo Almeria e al centro di diverse speculazioni di mercato durante il mese di agosto (Hull City, Roma, Saragozza ed infine la pista decisiva: Siviglia).
La polpa della squadra è rimasta sotto gli ordini di Manolo Jimenez, storico difensore dell'entità andalusa a cavallo tra gli anni 80 e 90.
Dal portiere Palop, eroe di Uefa, ai difensori Escudè e Dragutinovic ed al gigante argentino Fazio (ai quali l'anno passato si erano aggregati Squillaci, Fernando Navarro e Konko), dai centrocampisti Renato e Jesus Navas, all'ala sinistra Diego Capel (sempre in attesa di esaurire le tante, troppe bollicine del suo calcio Champagne), ad una delle coppie d'attacco più complete e prolifiche del mondo quale è quella rappresentata dal maliano Kanouté e dal citato Luis Fabiano (senza dimenticare gli Arouna Koné ed i Chevanton oltre al madrileno Negredo, ultimo arrivo).
Una miscela che fino ad ora sta stupendo in quest'inizio di stagione sia in territorio spagnolo che fuori dai confini e che promette di rinverdire i fasti vissuti solo poche stagioni orsono e che hanno permesso alla compagine andalusa di divenire la migliore squadra del mondo secondo gli istituti di statistica del calcio.


Inter

Tutto ruota intorno a mago Mourinho, il vero numero dieci che all'Inter manca sul terreno verde (neanche Sneijder possiede tanti colpi come il portoghese). Un fantasista, apprendista stregone che, assunto dal presidente-petroliere Moratti per dare un gioco (ed una coppa) alla squadra, è riuscito nell'impresa di giocare alla pari con l'Anorthosis Famagosta nella passata edizione di Champions (edizione che con un briciolo di fortuna in meno avrebbe visto i nerazzurri già fuori nel gironcino che comprendeva anche i verdi del Panathinaikos e del Werder) e di subire un linciaggio tecnico, in questa edizione, da parte di un Barcellona svogliato e sprecone (umiliazione che ricorda da vicino quella patita con lo United l'anno passato) seguito da un faticoso e stentato pareggio in Tatarstan, in quel di Kazan.
Un mercato estivo che è risultato corposo e a completamento di una rosa che in Italia non aveva concorrenti già da parecchio tempo. Ma poichè l'obiettivo Europa, primario ed impellente, esigeva un restyling di proporzioni ed ambizioni, ecco che alla rinuncia dell'ingrato Zlatan di Bosnia, si è "rimediato" con l'elettrico Eto'o in un "osmosi" tecnica che ha anche rimpinguato le casse interiste con notevole iniezione di danaro fresco (circa 46 mln di euro secondo le cifre ufficiali). Erano già approdati alla Pinetina i "genoani" Milito e Thiago Motta e a fine luglio Van Gaal, neo-allenatore del Bayern, decise che Lucimar Ferreira da Silva, in arte Lucio, era di troppo nello scacchiere difensivo dei bavaresi in quanto i difensori centrali dal piede destro forte abbondavano e quindi il brasiliano della capitale federale Brasilia, fu costretto a preparare le valige in fretta e furia e a malincuore verso San Siro; un raid dell' Inter, che con assoluta abilità, si era fiondato sul forziere galleggiante nell'oceano sconfinato del mercato internazionale .
Mercato nerazzurro caratterizzato da acquisti di giocatori forzati a lasciare i rispettivi club: già ampiamente conosciuta la storia di Eto'ò e i furiosi litigi con Guardiola, ripudiato dal ripudiato Eto'o ed accusato di averlo cacciato senza un minimo di riconoscenza dal Barcellona, società cui aveva donato tanto del suo impeto leonino. Di Lucio abbiamo detto, ed ecco che a fine agosto giunge Sneijder dopo il lungo tira-molla con Valdano e la dirigenza madridista rea di non volere più la batteria di tulipani e quindi affrettatasi e bussare presso tutti i grandi club europei per trovare una casa (ed un ingaggio adeguato) agli emarginati orange. E quindi via a svendere Robben al Bayern (con un disavanzo di 12 mln di euro) e Wesley all'Inter (stessa perdita economica rispetto a quanto fu pagato) dopo la cessione di Huntelaar ai cugini milanisti (identica solfa...-12) avvenuta ai primi di agosto ma costretta a tenersi Van der Vaart, unico scampato all'epurazione di piedi arancioni e suo malgrado ai confini del madridismo.
Una Inter assolutamente spadroneggiante in Italia ma con una mentalità da squadra media appena varcati i confini nazionali e la prova del nove presentatasi già ad inizio settembre contro i campioni d'Europa catalani ha smascherato già alla "prima della scala" (...del calcio) i limiti di una squadra che tifosi e presidente in primis vorrebbero sul tetto del vecchio continente con un'insistenza morbosa e a dispetto di tutto e tutti. Una partita-fotocopia a quella dello scorso anno contro lo United: sofferenze e senso di impotenza, una squadra votata alle ripartenze e umiliata dal punto di vista del gioco (il risultato solo uno specchietto per le allodole). Lo spettrale secondo tempo di San Siro contro i blaugrana, senza che dagli spalti si muovesse una foglia, dava l'idea che tra il pubblico dello stadio milanese poche fossero le allodole pronte a cadere nelle lusinghe del mago lusitano e che molti, invece, avessero preso già coscienza che anche l'attuale stagione rischia di essere quella delle illusioni. In Europa..., perché in Italia l'illusionista di Setubal non ha bisogno di troppi trucchi per trasformare i sogni in realtà.





1 commento:

Giacomo Giuralarocca ha detto...

ci hai beccato geniaccio :D