lunedì 27 aprile 2009

C'ERA UNA VOLTA LA SQUADRA PIU' FORTE DEL MONDO: IL SIVIGLIA!

L'involuzione di una società che tra il 2006 ed il 2007 ha incamerato 5 trofei risultando per i due anni consecutivi ai vertici della classifica di miglior club del mondo secondo le statistiche dell' IFFHS (Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio).

Il "ricevimento" avuto da "Juandollars" Juande Ramos da parte del pubblico del Sanchez Pizjuan.



C'era una volta, neanche tanto tempo fa, una squadra andalusa che in due anni sorprese il mondo intero rimpinguando la propria bacheca con più trofei di quanti ne avesse conquistati in una storia nata nel 1905.
Ad un anno esatto dal centenario infatti, arrivò la prima finale europea dopo una cavalcata eslatante che ebbe l'apice nella semifinale di ritorno giocata contro i tedeschi dello Schalke 04, decisa ai supplementari e resa dal tempo ancor più epica grazie ad un magnifico fendente del compianto Antonio Puerta. 
La finale fu vinta perentoriamente (4-0) contro gli inglesi del Middlesbrough e diede il via ad una serie di successi che si conclusero con il rocambolesco successo nella Supercoppa di Spagna del 2007 scippata al Real Madrid con un 5-3 spettacolare al Bernabeu dopo il vantaggio risicato ottenuto al Sanchez Pizjuan (1-0). Nel mezzo, la Supercoppa Europea contro il Barca spazzato via per 3-0 nella gara del Principato di Monaco, il bis europeo ai rigori contro l' Espanyol e la Coppa di Spagna avversario il Getafe preceduta di pochi giorni dal terzo posto finale in una Liga condotta ai vertici e sino all'ultimo contesa a Barcellona e Real, che poi se la aggiudicò. Podio "liguero" che consentì di entrare nel tabellone della Champions League 2007-08 dopo aver espletato la formalità AEK Atene nel turno preliminare. Il condottiero di quelle campagne nazionali ed estere fu quel Juande Ramos che in due anni di gestione aveva ridato lustro ad una società storica e vigore al tifo di sponda biancorossa in una città calorosa ma troppo tesa a considerare il derby cittadino come lo zenit della stagione.
Il proseguimento dell' era europea nella competizione maggiore coincise però con il brusco addio del tecnico manchego attratto dall' enorme quantità di sterline provenienti da White Hart Lane e da allora etichettato come "pesetero" da parte del pubblico "sevillista", tanto che prima dell'inizio della gara col Real sono stati gettati sul campo migliaia di biglietti rappresentanti dei dollari con la faccia del buon Juande stampata ed una scritta "tan pobre que solo tienes dinero". 
La squadra fu affidata allo storico difensore degli anni '80-'90 Manolo Jimenez, sino ad allora alla guida del Siviglia Atletico, la formazione riserve portata da lui stesso alla Segunda A. Jimenez però terminò l' avventura europea negli ottavi contro i turchi del Fenerbahce e la delusione per non aver potuto sfidare il Chelsea nei quarti non fu certo mitigata dal raggiungimento del quinto posto nella Liga, utile solo alla riconferma europea, ma nella seconda competizone per importanza.
I sintomi del ridimensionamento già intuitisi nel corso della stagione presero però corpo nel mercato estivo 2008 quando il presidente Del Nido sempre pronto a polemizzare contro l'acerrimo rivale cittadino (quel Ruiz de Lopera travolto da tanto Siviglia ed incapace di prendere contromisure per il suo Betis se non le invettive di impotenza e frustrazione rivolte ai "nervionenses" a condimento di due campionati chiusi rispettivamente al sedicesimo e tredicesimo posto), si affrettò a vendere al miglior prezzo possibile alcuni dei propri gioielli nonché elementi cardine della struttura della compagine da lui presieduta. Partirono così per la Ciudad Condal il centrocampista maliano Seydou Keita venduto per 14 mln di euro e la "freccia" brasiliana Daniel Alves, che dopo un lungo tira e molla giunse alla corte di Pep Guardiola per 29 mln di euro più altri 6 legati a fattori quali presenze, performances ed altro. Partì anche Poulsen alla volta di Torino per circa 10 mln: un giocatore che nei due anni trascorsi in terra andalusa incise parecchio nelle fortune della squadra avendo avuto il vantaggio (per la società) di essere arrivato a costo zero dallo Schalke. Del Nido, sempre molto attento alla diatriba coi cugini betici ed a non lasciare vuoto il proprio salvadanaio, pensò che alla squadra bastassero gli innesti di Fernando Navarro, Squillaci, Lautaro Acosta, Konko e Romaric per colmare le partenze:ma ciò determinò l'inizio della fine. Perchè è di "fine di ciclo" che si deve parlare: fuori dalla Coppa Uefa ancor prima di arrivare alla fase ad eliminazione diretta, nella Liga al ribasso di quest'anno, dopo alti e bassi, si era attestata al terzo posto utile ad entrare direttamente nella fase a gironi della prossima Champions, ma la quarta sconfitta di seguito patita ieri sera contro le merengues ha rimesso in gioco sia un redivivo Valencia che il Villarreal oramai scevro da altre occupazioni. Sconfitta facente seguito alla pessima immagine destata a metà settimana al Camp Nou in una serie iniziata in casa contro il Getafe e proseguita al Mestalla di Valencia.
Un calendario che, a parte il prossimo scontro diretto con il Submarino Amarillo, sarà pressoché in discesa, a differenza delle rivali dirette: quello degli uomini di Pellegrini è infatti da incubo (dopo il Siviglia in casa si andrà al Camp Nou per poi ospitare Real e Valencia in un derby che potrebbe giocarsi col coltello tra i denti per l' ultimo posto Champions) ma anche Emery avrà i suoi pensieri ( Real e Villarreal ma anche un Espanyol col vento in poppa e con la bava alla bocca per la permanenza nella Liga ed un Atletico dal calendario non proibitivo e che potrebbe non aver ancora detto l'ultima parola né abdicato per la quarta piazza).
Ciò non toglie che la "pauperrima" sensazione offerta dal gioco dei "sevillanos" ed il mastodontico distacco dalla seconda (21 punti) sembrano volerci indicare di mettere un'altra pietra sopra sulla terza forza di questa Liga al di là di come culminerà la stagione e constatare che il biennio da squadra rivelazione del mondo intero sembra appartenere ad un secolo fa; sempre che il buon Del Nido non voglia...raccogliere i dollari gettati in campo dal proprio pubblico e...mettendosi una mano sulla coscienza e l'altra sul portafogli non decida che sia il momento di rinfocolare gli animi dei "seguidores" andando a setacciare il meglio del mercato mondiale compreso quello del parco allenatori.  

Nessun commento: