giovedì 26 novembre 2009




LUCHO...A SAN SIRO...!


Gagliarda prestazione dei "Ciel et Marine", valsa a nutrire solamente rimpianti.



Respinta di Dida sul traversone di Niang in occasione del gol marsigliese.





Adesso servirà una vittoria in casa contro il Real e un aiutino dello Zurigo, impegnato nel Leitzigrund amico (neanche troppo visto i passivi registrati con Madrid e Marsiglia) e già estromesso dal brivido di dover giocare per un obiettivo che non sia l'onore.
Rimorsi e rimpianti si mescolano nella piovosa serata meneghina per chi ha annusato il profumo di impresa e odorato quello di in ottavo di finale che sembra stregato per i provenzali, e che salvo miracoli improbabili anche in questa stagione dovranno riparare nella seconda coppa europea per importanza.
Il meritato 2-1 avrebbe costretto il Milan alla goleada in terra elvetica (un 3-0 in caso di X senza reti al Velodrome avrebbe portato alla parità assoluta sia nella differenza reti che nel numero di gol fatti e subiti), consentendo al Marsiglia di giocare praticamente per due risultati.
Deschamps presenta un 4-1-3-2 con la presenza di Edouard Cissè con gli stessi compiti del titolare camerunense M'Bia e lasciando in panchina come spesso accade il funambolico franco-tunisino Ben Arfa, grande giocoliere esploso nella nazionale francese under 17 negli europei casalinghi del 2004 vinti in compagnia di gente del calibro di Benzema, Nasri, Menez, ma decisamente ai ferri corti con il "basco" Didi. Appena 3 presenze da titolare su 12 gare di campionato giocate dai provenzali e malessere crescente nel talento ex Lione, giunto a Marsiglia come erede di Ribery e Nasri e con l'intento di deflagrare, ma tenuto in naftalina in maniera piuttosto bizzarra. Deschamps si priva anche del trottolino Valbuena, centrocampista offensivo da 4 anni sulle foci del rodano dopo essere stato prelevato dal Libourne-Saint Seurin, un piccolo club aquitano che allora giocava nel " Championnat National", una sorta di serie C1 francese (ma a girone unico), anch'esso caduto in disgrazia sotto la guida dell'ex centrocampista del Bordeaux .
E così, Mandanda in porta vede i suoi 4 difensori abituali in linea; Bonnart a destra, Diawara centrale di destra ed Heinze centrale mancino e sulla corsia esterna sinistra agisce il possente nigeriano Taiwo. Mediano di chiusura Cissè e il centrocampo a 3 con Lucho Gonzales dietro alle punte, l'ex "merlus" (Lorient) Abriel a destra e Benoit Cheyrou sulla mancina. Davanti il grezzo Brandao punta centrale e la lepre Niang largo a sinistra quasi in funzione di ala con compiti di accentrarsi.
Una difesa centrale, vero tallone d'achille della squadra anche ieri sera e rivoluzionata in estate da Deschamps che ha puntato sull'argentino Heinze, in parabola calante a Madrid, e sul senegalese Diawara rilanciatosi a Bordeaux dopo l'infelice parentesi al Charlton chiusasi con la retrocessione della compagine londinese in Championship. L'anno scorso era composta principalmente dall'argentino Civelli (ora da Simeone al San Lorenzo) e dal brasiliano Hilton, ieri a scaldare la panchina; giocavano spesso anche Ronald Zubar (ora ai Wolves) e Julien Rodriguez, ieri in tribuna e titolare nella finale di Champions League del 2004 quando insieme a Givet (ora da Allardyce al Blackburn) componeva la cerniera centrale del Monaco sconfitto dal Porto (in quella finale giocò dall'inizio anche Edouard Cissè).
Idee del tecnico e qui non ci piove, anche se la scelta degli uomini impiegati deve lasciare spazio a qualche doveroso appunto. In assenza di M'Bia infortunato è corretto l'utilizzo di Cissè, ma è chiaro che in un'ottica offensiva e nella necessità di far propria l'intera posta e nel tentativo migliorare la qualità complessiva, un centrocampo a 5 con Valbuena a destra e Ben Arfa alto a sinistra con libertà di manovra, con Lucho ed Abriel interni e Cissè più arretrato e sfruttare la tecnica e velocità di Niang davanti come unica punta centrale permetterebbe alla formazione "phoceen" di essere maggiormente incisiva. Anche un 4-4-2 con Lucho e Cissè interni, Valbuena a destra e Ben Arfa a sinistra e due punte mobili e veloci come Niang e l'ivoriano in scatola Bakary Konè darebbe quell'input offensivo maggiore per queste gare europee da dentro o fuori.
Nonostante le scelte discutibili dell'ex tecnico della Juventus, a parte un inizio pro Milan, che vede i "diavoli" trovare la via della rete con Borriello che salta come un birillo il difensore centrale della nazionale argentina Heinze e deposita la palla in rete dopo un tunnel su Mandanda, l'OM riprende subito il filo della gara con il gol del pareggio dopo un'incursione sulla fascia sinistra
dell'imprendibile Niang che dopo aver martirizzato Oddo, permette a Lucho
Gonzales di insaccare a porta vuota dopo la respinta di Dida.
Il centrocampo ed il gioco sono nelle mani marsigliesi e gli unici brividi arrivano dai lunghi lanci che trovano impreparati sia Heinze che Diawara come quando al 25° Borriello si trova da solo davanti a Mandanda ma Diawara rimedia al suo errore e recupera in scivolata in extremis. L'allenatore dei biancazzurri tiene i due centrali e tutta la difesa molto alta, ma gli stessi centrali appaiono piuttosto insicuri ogni qual volta il Milan transita dalle loro parti e prima della chiusura del tempo ancora un errore di piazzamento del senegalese permette a Pato un lob che termina la corsa oltre la traversa dopo che la sfera aveva scavalcato l'ex Bordeaux ed era ricaduta proprio alle spalle dello stesso africano. La sostanza è che il Milan fatica a proporre temi di gioco ma si rende pericoloso per via di
giocate individuali o errori avversari mentre le chiavi del match le ha la squadra transalpina nella quale spicca la prestazione di Niang ed il lavoro oscuro di Cheyrou e Cissè. Lo spazio di centrocampo è calpestato continuamente dai piedi marsigliesi e l'impressione è che il Milan sia in grossa difficoltà in fase di non possesso palla. Un pò di precipitazione e la legnosità di Brandao non premiano a sufficienza i visitanti che potrebbero sfruttare meglio le deficienze strutturali della squadra di Leonardo.
La ripresa si apre con le squadre immutate nel loro undici e nel disegno tattico e con un Milan apparentemente più deciso a far sua la gara; ma è un fuoco di paglia perchè allorquando l'OM avanza si rende sempre insidioso e pungente.
Proprio l'ennesima percussione di Niang rischia di spezzare l'equilibrio ma l'assist al bacio del senegalese viene incredibilmente spedito sulla traversa da uno smarcato e spaesato Brandao; la distanza dalla linea di porta era talmente irrisoria da far gridare alla rete ancor prima dell'impatto con la sfera. Un errore incredibile, sbagli pacchiani che hanno costellato l'intera prestazione del brasiliano ex Shakhtar e che dovrebbero far riflettere una volta ancora Deschamps e rivedere le sue cervellotiche valutazioni della rosa a disposizione.
Un pericolo talmente enorme che uscirne indenni pare essere un segno del destino. Deschamps ci crede e rinforza l'attacco sostituendo Lucho con la minuscola punta ivoriana Konè e schierando la sua squadra ancor più a trazione anteriore, ma opta anche per la sostituzione di un esausto quanto meritorio Niang con il talento purissimo di Ben Arfa. Proprio il genietto di origine tunisina
inizia a sfoderare giocate di sua pertinenza ed Abate inizia a non capirci più nulla tanto da essere graziato dall'arbitro Webb quando una volta vistosi soffiata la palla, si aggancia alla maglietta del marsigliese facendosi trainare da quest'ultimo sino all'interno dell'area di rigore, ma nonostante la trattenuta continui, l'ex Lione fatica a farsi cadere e invece opta per un tiro-cross che si spegne in fallo laterale nel lato opposto. Regola del vantaggio molto personale dell'arbitro che avrebbe potuto per lo meno fischiare una punizione dal vertice basso dell'area di rigore.
E' oramai chiaro che la gara non segua più un copione tattico definito e qualunque delle contendenti possa aggiudicarsi la posta in palio.
Il Milan benchè non fraseggi minimamente nè disponga dell'inerzia del match, è sempre insidioso in alcune ripartenze ed in qualche mischia e il solito Borriello si divora una palla-gol clamorosa quando solo davanti a Mandanda colpisce di spalla anzichè di testa e manda sul fondo. Le ultime due occasionissime sono però francesi: prima Konè, lanciato in solitaria. e in un 2 contro 1. si allunga sciaguratamente la palla a due passi dall'area grande del Milan, poi proprio agli sgoccioli (minuto 86°) Diawara colpisce la base del montante destro di Dida dopo un corner calciato da Ben Arfa.
Una maledetta iella che rimanda i Ciel et Marine a casa con l'amaro retrogusto di una nuova imminente eliminazione dalla coppa più importante prima ancora della fase ad eliminazione diretta ma con la consapevolezza che manipolando un pò l'undici di partenza ed inserendo gli uomini migliori questa squadra possa recitare un ruolo da protagonista sia nella Ligue 1 che nell'Europa League comunque sicura...a meno che lo Zurich non decida di essersi stufato di subire capitomboli interni piuttosto dolorosi e riaccenda la fiammella di sparanza che ancora flebilmente risiede negli animi marsigliesi.






Ben Arfa tra Pirlo e Seedorf: il giocatore francese di origini tunisine ha delle enormi potenzialità ma Deschamps lo utilizza col contagocce.










































































































































Nessun commento: