IL CONTINENTE...VERO!
E alla fine Palanquinha non ha fatto il miracolo per i padroni di casa e dopo il botto iniziale con la messa a repentaglio della manifestazione e del suo svolgimento in seguito all'attacco alla nazionale togolese il finale non ha registrato scosse e la Coppa d' Africa è finita nelle mani di sempre, di quei Faraoni predoni di trofei da offrire al loro Dio Ra. E' oramai una consuetudine che si ripete per la terza volta consecutiva per la corazzata del panorama africano che vanta il maggior numero di trofei (7), di finali disputate (8), e di partecipazioni (22). Il Real Madrid fatto a nazionale del continente che "spinge" (in tutti i sensi) verso l'Europa.
L'Egitto è la nazionale che ha giocato il miglior calcio, il più organizzato, il più risoluto benchè la somma dei talenti individuali non arrivi a quella di almeno altre 4 nazionali presenti alla rassegna. Ma ai posteri resterà, oltre al risultato indelebile scolpito sui papiri, anche una sensazione di completezza, compattezza e competitività che non può lasciare indifferenti.
Si è tanto, troppo discusso sul livello medio della manifestazione e i tanti detrattori hanno sparato mitragliate ben più mortifere di quelle dell' attacco nell'enclave petrolifera di Cabinda rivendicato dal FLEC (acronimo del Fronte di Liberazione dell'Enclave di Cabinda).
Però gli alibi che possono produrre gli africani sono sufficientemente consistenti per essere rinviati a giudizio tra qualche mese qualche grado di latitudine più a sud quando in Sudafrica ne vedremo delle belle, statene pur certi.
Dicevamo delle scusanti. Caldo in primis, al quale i numerosi interpreti abituati al gelo di questo inverno europeo, hanno dovuto assimilirare adattandosi forzatamente. Terreni di gioco non sempre il linea con un calcio moderno: gibbosità, sabbiosità, hanno di fatto alterato la qualità del gioco. Scarsa coesione di squadra visto che quasi tutti gli interpreti delle squadre favorite si vedono col contagocce, sparsi tra tutti i campionati europei (e non solo) e le amichevoli (a differenza delle nazionali del vecchio continente) non sono all'ordine del giorno. Se a ciò addizioniamo diverse assenze di riguardo causa infortuni o mancate chiamate, il quadro è abbastanza delineato affinchè l'asprezza di giudizio possa essere almeno sospesa.
E in effetti la rassegna ha lamentato carenze di spettacolo a volte così evidenti da apparire davvero fuori luogo visto l'enorme tasso tecnico di alcune formazioni nonostante defezioni illustri come quelle di Marocco, Senegal, Sudafrica su tutte, ma anche Guinea e Repubblica Democratica del Congo.
Proviamo quindi a fare un breve escursus sulle 16 partecipanti iniziando da chi ha deluso maggiormente.
KONE' DI...VOMITO: candidata principe ad alzare un trofeo vinto solo una volta nel 92 e per giunta ai rigori, la formazione di Halilhodzic ha lasciato dietro di se una scia di squadra incompiuta e che potrebbe pregiudicare seriamente la permanenza alla guida tecnica degli "Elefanti" dello stesso tecnico bosniaco. Due gare nel gironcino monco e poi lo scontro decisivo nei quarti contro un'Algeria dominatrice e che nei supplementari avrebbe potuto ridurre in una poltiglia Drogba e compagni. Una rosa stellare (e sono rimasti a casa Romaric, Arouna Konè, Ya Konan, Seydou Doumbia, Lolo, Sekou Cissè, Sanogo tra gli altri) dalla quale al posto del Petrolio è stata estratta sabbia, come quella copiosamente presente nei campi angolani. Siamo certi che in Sudafrica sarà tutt'altra musica. Voto 3.
CAMERUN CON...VISTA (...CASA): dopo una serie di prestazioni raccapriccianti che sono culminate con un'eliminazione proprio nella gara nella quale i leoni molto domabili hanno espresso qualcosa in più del nulla delle precedenti 3 partite, il Camerun torna mestamente nella sua savana sbranato senza aver mai dato la sensazione di essere il Re della foresta. Rigobert Song, un'icona sbiadita dal tempo a comandare la difesa, mentre il giovane franco-camerunese Bassong rimasto a Londra, così come sono restati in Europa M'Bami, Atouba, Assou-Ekotto, Ze Meyong, Kome, non certo gente determinante per le sorti (questi cinque, non certo Bassong che lo sarebbe stato) ma tanto per far capire le potenzialità della rosa. Un Eto'o da brividi freddi (Makoun, R.Song e Geremi nel poker di due di picche) nel caldo angolano e del resto della truppa si è salvato solo Alexandre Song. Voto 3.
KESHI...FUOR D'ACQUA: la rocambolesca rimonta contro gli anfitrioni, oltre ad essere stato uno dei rari lampi di spettacolo puro di questa edizione della coppa d'Africa, sembrava poter delineare un cammino fatto di lunga vita per le aquile maliane. Invece, le precarie condizioni fisiche di Momo Sissoko e Mahamadou Diarra e la sterilità di Kanoutè hanno fatto il resto. Seydou Keita, generoso, non ha potuto da solo cantare e portare la croce di una squadra che mai ha dato la sensazione di essere arrivata in Angola col chiaro intento di guadagnarsi un posto al sole. Già le convocazioni avevano svelato una partecipazione dal profilo non consono alle potenzialità di quel paese. Una difesa priva di Kante, Djimi e Sammy Traorè, l'attacco senza la verve di Dramani Traorè e altre assenze minori ma pur sempre significative di un movimento che potrebbe ancora crescere con i giovani franco-maliani che potrebbero rinforzare lo stato sub-sahariano se optassero per il Mali. Keshi, che aveva portato il Togo ai mondiali (2006) per la prima volta, non è riuscito a trascinare la squadra nemmeno ai quarti. Voto 4.
MESSA IN UN...ANGOLA: l'avvenente moglie del Presidente Dos Santos si divertiva come una Pasqua nel suo elegante completo viola alla messe di reti che le "Pantere Nere" stavano rifilando al malcapitato Mali. Gli scoppiettanti quindici minuti finali riservavano solo dolori e delusioni che costellavano un apocalittico finale e il rocambolesco 4-4 che ne derivava. La vittoria sul Malawi e l'X con l'Algeria cucivano un quarto di finale che appariva tra i più abbordabili vista la caterva di infortuni che aveva colpito la spedizione ghanese sin dapprima dell'inizio del torneo e proseguita con la gravissima perdita del faro Essien.
Invece le sabbie mobili architettate dal non gioco della formazione di Rajevac mietevano le speranze degli angolani e di un'intera nazione che aveva approntato una manifestazione a prova di bomba (ma non aveva fatto caso ai...mitra) con tanto di stadi nuovi tirati su dagli onnivori cinesi. Una dipartita anticipata e in sordina, e il sogno di alzare la Coppa dovrà ancora attendere. Bene il semi sconosciuto Mabinà e il bomber Flavio. Voto 4.5
AMODU...MIO: da una tale quantità di giocatori di livello è partorita un'accozzaglia di uomini che per andare al mondiale ha dovuto benedire il suicidio tunisino in Mozambico e rispolverare il sempre utile Martins in veste di goleador ritrovato. Coperta un pò in tutti i ruoli, la coperta si è rivelata un velo di seta pronto a volar via al primo soffiar di vento e superato il gruppo dov'era francamente impossibile poter essere eliminati, ha preso la ruota della fortuna nella lotteria dei rigori contro lo Zambia in una gara in cui era stata sostanzialmente dominata dagli avversari. Squadra non squadra, vissuta d'istinti e momenti, ha trovato la sua morte sportiva contro un Ghana che definire non irresistibile è puro eufemismo. Tra i salvati, Shittu ed Obasi; tutti gli altri tra i sommersi nonostante un terzo posto che alla fine della giostra ripaga sotto certi versi la federazione. Voto 5
GHANA...? NO,...PIERDE...! una finale persa al minuto 85 ma raggiunta al termine di un torneo fatto di barricate che dalle "cinque giornate di Milano" dei moti anti austriaci del 1848, non se ne avevano più tracce. Rajevac ha predisposto un modulo piuttosto efficace e di semplice comprensione ed attuazione. Un portiere e 10 giocatori davanti a difendere la meta. Scusanti più di quelle di un barbone sorpreso a rubare un salamino dall'ipermercato ad iniziare dalla sfilza di infortuni pre-torneo. John Mensah, John Paintsil, Laryea Kingston, il malaticcio Tagoe, Appiah. Le mancate convocazioni di Muntari, reo di bisticcio con il tecnico, quella di Derek Boateng sostituto degli infortunati ma rifiutato dal Getafe, e poi le incertezze su due giovani che ballano tra il Ghana e la loro altra scelta: l'italo-Balotelli e il germano-K.P. Boateng. Posto tutto ciò e posto che si è comunque giunti in finale, lo spettacolo è stato semideprimente. Bene Inkoom e Vorsah. Voto 5.5
ATTACCO DI...CHERMITI: Benzarti si aspettava poco, nulla probabilmente da una squadra rinnovata e con soli sei elementi calcanti i campi di gioco europei. Un solo over 30 (il portiere di riserva Nefzi), un ventinovenne (Mrabet) e per il resto giovani e giovanissimi alcuni alla prima convocazione, altri con pochi gettoni di presenza per una squadra nuova dal midollo. Torna a casa senza aver perso, in un gruppo equilibrato e con la sensazione di aver almeno parzialmente lavato via la delusione dell'incredibile mancato pass mondiale perso in Mozambico quando tutto lasciava presupporre che le aquile di Cartagine potessero andare al loro quarto mondiale consecutivo. Si ritorna a Tunisi con la certezza di avere un gruppo giovane ed in grado di crescere e ridare lustro al calcio tunisino come nel recente passato. Voto 6.
IMPARA...DUARTE: privo del povero Togo, il gironcino con Costa d'Avorio e Ghana era sulla carta più che proibitivo ma la talentuosa squadra del portoghese Duarte ne è uscita a testa alta. Rosa ristretta ma di qualità alla quale sono mancati gli spunti del "biondo" Bancè, evirato poco prima del debutto, per incomprensioni tipicamente africane, i burkinabesi hanno tenuto in scacco il Brasile d'Africa (la Costa d'Avorio) e perso immeritatamente contro il Ghana. Buoni spunti della freccia zigzagante Pitroipa, in ombra le due punte di rilievo: il nizzardo Bamogo e Dagano, icona del paese che una volta era l'Alto...Volta. Poco utilizzato il talentino del CFR Cluj Yssouf Konè, ivoriano di nascita come Bancè.
Voto 6.
GIOCA...BENIN: il piccolo stato a forma di coscia di pollo che si allunga sino all'Oceano Atlantico abituato a non qualificarsi quasi mai, negli ultimi tempi ha perso questo brutto vizio e anche alla CAN 2010 c'era. Aggrappato all'unica stella, quel funambolo del PSG che risponde al nome di Sessegnon, il Benin era chiuso dal pronostico, ma ciononostante ha disputato delle discrete gare meritandosi ampiamente la sufficienza. Voto 6.
NOOIJ...CI SIAMO: quarta assoluta per i "Mambas" e tutto sommato la sufficienza è strappata con ragione. Squadra propositiva, con tentativi di calcio offensivo sulla carta piuttosto apprezzabili, la squadra del sud-est africano ha spremuto al 110% le proprie risorse invero piuttosto limitate e dopo aver giocato un brutto tiro mondiale alla Tunisia è anche andata a prendersi un punto. Nota di merito al tecnico olandese Nooij e voto 6.
MI MANDA MIO...COUSIN: alla quarta presenza, ospiterà la prossima edizione unitamente alla Guinea Equatoriale ed era il paese con meno abitanti tra i sedici presenti. Pochi elementi di valore tra i quali il veterano Daniel Cousin che dopo aver fatto gol in Francia si era trasferito all'Hull senza troppo successo e da questo gennaio vestirà la casacca granata dello storico club ellenico del Larissa. Aver battuto i potenti vicini del Camerun nella gara iniziale del girone è già motivo d'orgoglio e impresa da sottolineare. Essere usciti solo per il minor numero di reti segnate a parità di punti e differenza reti con Camerun e Zambia da orgoglio si trasforma in vanto e forse anche in rammarico. Voto 6.5.
ANTAR AL MONDIALE??...YA...HIA!! con un gol di rara bellezza del difensore centrale del Bochum la nazionale della mezza luna è tornata a calcare i palcoscenici mondiali a distanza dall'ultima partecipazione datata 1982. Uno spareggio al cardiopalmo giocato in campo neutro, in Sudan, in clima di guerriglia e vissuto ad alta tensione in entrambi gli stati con minacce e dispetti reciproci. Già appagati da questo illustre ritorno sulle scene planetarie, i biancoverdi maghrebini hanno subito una partenza shock venendo travolti dalla furia di una nazionale sconosciuta come quella del Malawi. Una batosta fragorosa (3-0) che però è stata assorbita bene e che ha partorito due prestazioni buone che hanno consentito a Matmour e soci di approdare ai quarti per sfidare i super favoriti della Costa d'Avorio. Quarti laddove hanno sfoggiato il vestito migliore andando a prendersi l'enorme soddisfazione di eliminare i favoriti principali dopo una gara tenace e che li ha visti sull'orlo del baratro ad un minuto dalla fine dopo il superbo gol di A.K. Keita, ma al quale hanno saputo immediatamente reagire con il pareggio repentino ed insperato di Bougherra. I supplementari sono stati stradominati e se la gara è rimasta in bilico sino alla fine è stato solo a causa degli errori madornali degli avanti algerini. La semifinale contro l'Egitto è stata tutt'altra storia ma la sensazione di una Coppa d'Africa completa rimane. Da segnalare Bougherra e Matmour su tutti. Voto 7.
MALAWI...DI...STAGIONE: una squadra senza stelle ha creato una delle più grandi sorprese spazzando via una delle qualificate africane alla prossima coppa del mondo. Mwafulirwa e Kanyenda hanno banchettato contro la difesa algerina. Peccato non esser riusciti a confermarsi nei due match successivi ma l'impressione di seconda squadra rivelazione dopo lo Zambia rimane tutta. Voto 7.
DAVVERO IN...ZAMBIA: ottima, davvero eccellente la manifestazione dello Zambia in considerazione della pressochè sconosciuta rosa a disposizione di Renard in cui spiccavano i soli Mulenga dell'Utrecht e Chris Katongo dell'Arminia Bielefeld. E invece anche la mezza punta Kalaba è emersa disputando un torneo sopra le righe si è rivelato un'autentico gioiellino il sedicenne Mbola parcheggiatosi al Pyunik Erevan (!) ma che ben presto troverà compratori di ben altro spessore. Un trottolino dal cross delizioso e dall'incessante proposizione ha sbalordito gli addetti ai lavori risultando il miglior terzino sinistro della coppa. Una squadra dall'età media piuttosto bassa e ben allenata dal francese Renard che erroneamente occupa la 70esima posizione del ranking mondiale. Uscita sfortunata ed immeritata ai calci di rigore contro la Nigeria. Avrei voluto vederla contro questo Ghana. A volte la storia si fa dal dischetto e questa volta le "pallottole di rame" (copper bullets) non hanno colpito nel cuore della storia. Voto 7.5.
ZINEDINE...ZIDAN: nessuno avrebbe scommesso una lira egiziana sui Faraoni colpiti ed affondati dall'Algeria nella navigazione verso il Sudafrica. Vogliamo novità, era il motto che arrivava dagli altri paesi africani fino all'Europa intera che credeva (me compreso) che mai e poi mai gli egiziani si sarebbero nuovamente issati sul tetto del continente nero. Lavoro e non scommetto, se scommettessi sarei sul lastrico e se avessi avuto il sentore che l'Egitto avrebbe potuto...beh, allora mi sarei goduto almeno una vacanza ai Caraibi coi soldini raggranellati dall'azzardo. Il problema dell'Egitto è che i problemi (vedi assenze di Aboutrika, Barakat, Zaki, Homos, Shawky e anche del reietto Mido) li trasforma in risorse (l'incommensurabile Nagy "Gedo") e i problemi degli altri che incontrano l'Egitto formato Coppa d'Africa diventano guai. 6 match, 6 vittorie: tutte senza appello. Gioco lineare e continuo inghirlandato dal tocco di magia di Gedo, al secolo Mohamed Nagy Ismail Afash, che si alza dalla panchina negli ultimi minuti della gara e la va a decidere (o a sigillare) con una rete. Così è stato anche nella finale contro un Ghana che dopo lungo boccheggiare aveva messo la testa fuori negli ultimi minuti ma che il prode Mohamed dal cognome vagamente ungherese si preoccupava di decidere dopo un scambio lussuoso regalando la terza coppa d'Africa consecutiva. Tanti i protagonisti di questa cavalcata. Dal portiere El Hadary ai difensori Gomaa, Moawad ed El Mohamady, ai centrocampisti Hassan e appunto Gedo, alle punte Moteab e soprattutto Zidan, vero fenomeno di sottovalutazione di questi anni nel calcio mondiale. Giocatore completo, può agire da prima punta come da mezza punta, largo sulla sinistra o in un ruolo più arretrato da centrocampista offensivo. Tanta qualità al servizio della squadra e del suo mentore e santone Shehata, vero amuleto dei Faraoni al quale presto sarà inaugurata una piramide.
Menzione speciale per il TOGO, avversato dalla sorte in virtù di un episodio gravissimo ma rimasto peraltro isolato a dimostrazione che le condizioni di sicurezza garantite sono state efficaci ed il torneo si è svolto regolarmente così come precipitose ed irrispettose per l'intero continente africano sono apparse le grida di allarme per l'imminente mondiale. Si ricorda a tutti che il Sudafrica non più di qualche mese addietro ha organizzato in modo impeccabile la Coppa delle Confederazioni e che le varie nazionali (e club) africane/i che disputano le qualificazioni o le coppe interne sono sempre state circondate dalla massima attenzione degli organi di controllo della sicurezza dei rispettivi paesi. Quindi, seppur deprecabile e sanguinario, l'attacco al pullman del Togo è decontestualizzato dalla manifestazione, svoltasi secondo canoni di assoluta serenità. Al Togo diamo un 10, molto meno alla propria federazione che ha fatto viaggiare la delegazione in pullman anziché in aereo, e molto meno ancora alla CAF che ha deciso in maniera alquanto singolare per un'esemplare punizione alla nazionale degli "sparvieri", privati delle prossime due edizioni della coppa.
LA MIA TOP 11
EL HADARY
INKOOM-SHITTU-BOUGHERRA-MBOLA
EL MOHAMADY-KALABA-NAGY "GEDO"
MATMOUR
MULENGA-ZIDAN
TECNICI: SHEHATA E RENARD.
LA MIA FLOP 11
MWEENE
GEREMI-RIGOBERT SONG-BAMBA-TAMBOURA
MAHAMADOU DIARRA
MAKOUN-YAYA TOURE'-TIOTE'
ETO'O-BAKARY KONE'
TECNICI: HALILHODZIC E KESHI.
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