sabato 22 agosto 2009

ANNUNCIO!

Vojvoda saluta tutti visitatori, stacca la spina per un pò di vacanze, e rimanda a settembre inoltrato quando il rodaggio delle sqaudre europee sarà già terminato.
A presto!

venerdì 14 agosto 2009






PENSIERI IN LIBERTA' (2) !



Sepp Blatter: il factotum della Fifa!



PUZZA DI BRUCIATO



Platini da quando si è insediato nell'ambita poltrona di presidente dell'Uefa portava in dote una serie di nobili intenti tra i quali,oltre alla riforma della Coppa Uefa (formale più che sostanziale), anche la "Robin Tax" in soccorso dei club campioni di nazioni che hanno la sventura di trovarsi in mezzo al mare,nelle posizioni di retrovia e che con la "perestrojka platinista" hanno visto accrescere le loro credenziali ed entrare nel gran ballo dalla porta principale.
Non come l'anno scorso 10, bensì 13 campioni nazionali, secondo il ranking Uefa, direttamente alla fase a gironi e l'innovazione del sistema di sdoppiamento "piazzati" e "campioni" che prevede che i club campioni nazionali dal 14esimo piazzamento nel ranking Uefa (in ordine Grecia, R.Ceca, Svizzera e via discorrendo...) possano giocarsi 5 pass di accesso tra di loro evitando le forche caudine dell'incontro coi "mostri dei 5 campionati maggiori (le quarte di Inghilterra, Spagna ed Italia e le terze di Germania e Francia) che invece sciaboleranno nel turno di Play-Off con la terza squadra russa e le seconde dei posti che vanno dal 7 al 15.
Nobile iniziativa che produce effetti di scombussolare i piani dei paesi meglio classificati garantendo visibilità ed accesso alla fase a gironi a più squadre campioni nazionali ma un saggio proverbio suggerirebbe di affermare che "fatta la legge, trovato l'inganno". Perchè le cinque grandi forze europee, che è perfettamente superfluo rimenzionare, hanno miracolosamente trovato il paracadute offerto dal sorteggio che definire benevolo è fuorviante: il termine corretto è...strutturato. Ecco l'inganno della legge: un sorteggio impostato in modo tale che le 5 di Inghilterra, Spagna, Italia, Germania e Francia non copulassero in considerazione del fatto che Arsenal, Lione e Stoccarda erano teste di serie mentre Fiorentina ed Atletico Madrid no. Le altre 5 uscite dal terzo turno di qualificazione dei "piazzati" vedevano Sporting e Panathinaikos tra le seeded e Celtic, Anderlecht e Timisoara tra le unseeded. Credere al caso è piuttosto un...azzardo...e l'estate calda che ha bruciato migliaia di ettari di terreno in tutta l'Europa mediterranea ha diffuso l'acre odore di bruciato persino nella lacustre Nyon!
La sentenza definitiva è arrivata dal "draw" dell'Europa League che poco dopo ha avuto luogo tra 76 compagini suddivise in 6 gruppi da 5 teste di serie e 5 no e 2 gruppi da 4 e 4. Più protezioni che in una connessione wireless o in un rapporto di...strada!






FIFA FA E DISFA!

La confusione regna sovrana in casa Blatter, conseguenza dei giganteschi interessi che ruotano attorno al Dio pallone. Calciatori, federazioni, selezionatori, dirigenti e non ultimi (non sia mai)...procuratori: nessuno escluso. Se il mondo vive e si nutre di sport, lo sport si nutre di vittorie, prestigio, passione ma anche e soprattutto di interessi-danari che muovono il pianeta terra e commuovono chi di dovere, pronto a svendere diritti in cambio di voti e galloni. Difficilmente superati i traumi degli equiparati nel rugby, dei cambi di nazionalità in corso d'opera nell'atletica, sport nel quale la compravendita dei keniano-etiopi da parte degli emiri di Qatar e Bahrein (con tanto di cambio di generalità) fece scalpore qualche anno fa, tanti, troppi atleti al mondo, sia appartenenti a discipline individuali che di squadra, sono portati con eccessiva facilità al cambio di status sportivo: dai cinesi del tennistavolo, a canadesi e statunitensi dell'hockey e del baseball, dai brasiliani del futsal ai pallanotisti croati, ungheresi e serbi, questi ultimi, notizia fresca di qualche settimana, in soccorso ad un'Italia perdente, e quindi costretta dalla brillante storia pallanotistica alle naturalizzazioni; si vocifera che un gruppetto di questi atleti siano pronti ad indossare la maglia del futuro "settebellovic", visto le disgrazie degli ultimi mondiali romani e il presagio di nuove figure barbine. Tutto ciò pur avendo accumulato decine di presenze e partecipazioni a fasi finali di europei, mondiali ed olimpiadi con le rispettive nazionali. Insomma, nessuno sport è esente: competitori pronti a vestire una bandiera in un mondiale ed un'altra all'olimpiade che si svolgerà di lì a poco. In tutto questo "bailamme", il football era rimasto pressochè vergine e distrattamente lambito da qualche sporadico episodio, in virtù di strette regole sui cambi di nazionalità. I primi casi riguardavano solo qualche giocatore mai presente in nessuna categoria della propria nazionale di appartenenza e che optava per una maglia della nazione che da anni lo stava ospitando (generalemente brasiliani ed argentini). Regole ferree che proibivano i cambi di bandiera se si aveva, anche solo per uno scampolo di gara, indossato una qualsiasi casacca di nazionali, qualsiasi fosse il livello. Dal 2004 subentrò poi la regola che definiremmo "africana", poichè consentiva di mutare il proprio status internazionale entro il compimento dei 21 anni. Si poteva aver vinto il campionato europeo under 17 o 19 con la Francia ad esempio, e poi scegliere la Tunisia o il Senegal purchè la barriera dei 20 anni e 364 giorni non fosse stata sorpassata. Una norma che andava a privilegiare molte nazionali del continente nero che usufruivano dei nuovi arruolati già formati in Francia (per la stragrande maggioranza dei casi) e benchè già impegnati nelle under 17, 19 0 21 con i galletti, venivano attratti "fatalmente" dalle proprie radici grazie a questa scappatoia. Squadre del continente nero che già annoveravano molti "noirs de France", mai selezionati per il paese natio o ospitante (l'Esagono per l'appunto) e che già facevano faville con Costa d' Avorio, Camerun, Senegal, Mali, Guinea, Marocco, Tunisia, Algeria etc... I paesi del vecchio continente, in passato divoratori nel depauperare di risorse materiali ed umane l'Africa, restituivano al mittente parte dei gioielli sottoforma di calciatori cresciuti e svezzati nei floridi vivai (meglio se transalpini). Dal giugno 2009 l'ulteriore novità è che non ci sono più freni anagrafici e la barra è stata spostata ancora qualche centimetro più in là: non esistono più limiti di età per il cambio di nazionalità se si è giocato per una rappresentativa giovanile. Sentimenti mai sopiti per il paese che li ha visti nascere e poi emigrare magari ancora in fasce, voglia di riscattare nonni o genitori, opportunità di emergere ed avere visibilità nei grandi tornei internazionali per nazioni, mancanza di reali chances nel paese che li ha formati e quindi fuga salutare e produttiva. Bamba, Meité, Demel per la Costa d'Avorio, Assou Ekotto, Bassong, Ndjeng, per il Camerun, Oumar Sissoko, Yatabaré, Momo Sissoko, Bakaye Traoré, Kanouté, Mamadou Samassa, Mustapha Yatabaré, Kébè, Kalifa Cissé, Kanté, Bagayoko, Sammy Traoré, Bakary Diakité per il Mali, Habib e Bobo Baldé, Larson Touré per la Guinea, Dia, Remi Gomis, Diomansy Kamara, Beye, Morgaro Gomis per il Senegal, Sodje ed Odemwingie per la Nigeria, Owusu-Abeyie per il Ghana, N'Ganga, Oniangue, Samba, Malonga, Abdoulaye, Bantsimba per il Congo, Bougherra, Belhadj, Anthar Yahia, Mansouri, Ziani, Meghni, Bouazza, Ghezzal, Djebbour, Matmour e Ghilas, Mouniri, Bouzid, Harek, Yebda ed Amri per l'Algeria, Chretien, Kharja, Benatia, El Ahmadi, Chafni, Boussoufa, El Hamdaoui, Chamakh e Baha per il Marocco, Mikari, Ragued, Ben Khalfallah, Ben Yahia, Ben Saada, Taider, Allagui, Alaeddine Yahia, Nafti, Belaid, Demai, Camus, Nouioui e Francileudo Santos per la Tunisia, Ahodikpe, Dossevi, Romao, Ayité, Gakpé, Boukari, Grondin, Malm per il Togo, i fratelli Aubameyang per il Gabon. Ho fornito una lista (parziale e passibile di variazioni al minuto...) di pedatori che nel corso degli ultimi tempi, assecondati dalle larghe maglie della Fifa, hanno lasciato l'incerto per il certo. E' vero, c'era già un manipolo piuttosto consistente di calciatori che non avendo mai indossato alcuna casacca (riprendendo ciò che anticipavo), spesso per esubero di talento nel proprio paese, avevano cambiato sponda e per onor del vero questa moda che iniziò con i famosi oriundi sudamericani a cavallo tra gli anni 50 e 60, negli ultimi anni ha interessato ed attraversato diversi paesi. Prevalentemente brasiliani (ma non solo: anche argentini, uruguaiani, giocatori delle repubbliche sovietiche, jugoslavi...) e brasiliani sono quelli che rubano più l'occhio: dal mediano Donato del Deportivo che scelse la Spagna a Lulù Oliveira che praticamente si formò in Belgio, a Paulo Rink che divenne tedesco; rammentando 3 calciatori di metà e fine anni 90 si arriva ai giorni d'oggi, ove i verdeoro naturalizzati sono una moda sempre più invasiva. I più numerosi e qualitativamente parlando importanti sono loro: Deco e Pepe (in attesa di Liedson) per il Portogallo, Senna per i vicini spagnoli, Roger Guerreiro (Polonia), Marco (Mehmet) Aurelio (Turchia), Zinha e Leandro Augusto (Messico), Lucio Wagner (Bulgaria), Eduardo (Croazia), Emerson (Qatar), Francileudo Santos e Clayton (Tunisia), ed alcuni altri per arrivare ai recenti De Camargo (Belgio), Cacau (Germania), e le probabili new entry Amauri e Thiago Motta (Italia) ed Ederson (Francia). E se in altri sport ( vedi atletica ) sono i ricchi (paesi dell'area petrolifera) a rubare talenti ai poveri (Etiopia, Kenya, Eritrea ma anche qualche stato del Maghreb) nel calcio c'è un ribaltamento di ruoli alla Robin Hood che vede i paesi africani soffiare talenti ai benestanti europei (Francia in prima fila, ma anche Olanda, Belgio, Germania), per di più sottraendo elementi cresciuti e svezzati nel professionale mondo europeo per trapiantarli stabilmente nelle nazionali a sud del Mediterraneo. Tirando le somme, ecco la situazione attuale: si può cambiare nazionale purchè non si abbia mai giocato nemmeno un secondo in una gara ufficiale con la selezione maggiore ed infatti il tedesco Jermaine Jones ha scelto il team a stelle e strisce del padre, nonostante avesse 3 amichevoli nelle gambe con la Nationalmannschaft. Caduta l'ultima frontiera del limite dei 21 anni per decidere in che confine stare se già si era debuttato in una selezione giovanile, le amichevoli che valgono come un due di picche, l'unica barriera rimasta è la gara ufficiale con i grandi. Fino a quando? Beh, di questo passo c'è da aspettarsi di tutto ed a breve. Inseriranno una nuova norma che escluderà (come discriminante per rimanere "bloccati" con quella maglia) le gare di qualificazione alle fasi finali delle manifestazioni di modo che un altro velo sarà tolto e lascerà il calcio nudo in attesa dell'ultimo paletto che sarà, in ultima ratio, quello di poter "naturalizzarsi" anche se si è stati alle fasi finali di un torneo. Il cosiddetto minestrone totale, come già succede in molte altre discipline come l'atletica sopra menzionata (è un esempio, ma può avvenire in quasi tutti gli sport olimpici), sport nel quale si può partecipare al mondiale (o a una rassegna olimpica) con una casacca e all'olimpiade (o rassegna continentale) susseguente con un'altra sempre che vi siano 3 anni di "aspettativa". Ma non solo i petrodollari: tutte le nazioni hanno il-i loro scheletro-i nell'-negli armadio-i. Che lo sport tutto, sia in balia della confusione (corruzione) più totale, tra doping di ultima generazione, risultati pilotati, arbitri e giudici compiacenti, manager e procuratori insaziabili, politici e dirigenti famelici che lo sfruttano per biechi fini personali e nel complesso, persone che pur di avere visibilità e vile danaro userebbero ogni marchingegno per ritagliarsi un pezzetto di fama, è una certezza assodata. Prendiamo ancora è più dettagliatamente spunto dalla situazione italica per tracciare una linea riassuntiva. Vi sono sport nei quali pur di emergere sono stati compiuti degli assalti al buon senso e alla sportività (inteso come valore essenziale e profondo) che lasciano esterrefatti. Il calcio a 5 dei brasiliani d'Italia (scrissi già un pezzo in proposito), i quali pur avendo lontanissime (quando ci sono) origini nello "stivale" monopolizzano la nazionale alzandone conseguentemente di molto il livello, falsando le competizioni internazionali, intaccando alla radice il valore delle stesse e privando i pochi italiani di valore di avere qualche chance potenziale. Questo ha portato in dote parecchi piazzamenti di rilievo e qualche trofeo, ma la dignità dove è??? La nazionale di Rugby: qui si chiamano equiparati. Un folto gruppetto di argentini con cognomi italiani e non, accompagnati da un numero sempre crescente di Mac come iniziale di un cognome e Son come finale di un altro. Neozelandesi, australiani, sudafricani e qualche altro. Su trenta convocati, il 50 % non centra nulla col paese che rappresenta. Anche questo è l'escamotage utilizzato dalla F.I.R. per uscire dall'anonimato (o almeno così si sperava, visto che i risultati ancora stentano ad arrivare). Poi ci sono sport nei quali l'Italia ha sempre, o quasi, avuto un ruolo di prestigio, ma che negli ultimi anni hanno avuto diverse battute a vuoto. La pallanuoto, come accennato sopra, ricorrerà all'innesto di forze balcanico-mitteleuropee, ossia ungheresi, croati, serbi d'Italia, per risollevare le sorti del Settebello. Basta un passaporto e il giochino è fatto. Documento che stranieri normali ottengono dopo trafile e lungaggini inaudite, nel caso di sportivi atti a servire la patria il pezzo di carta è pronto in un batter d'occhio. Naturalizzati pronti e disponibili che, non trovando posto nelle loro nazionali, ma essendo ancora validi per fare la differenza nel nostrano settebello malato, potranno sfoggiare la loro nuova calottina magari alle olimpiadi di Londra 2012. Altri, seppur in possesso di passaporto italiano, ma essendo stati ancora in gara nelle fasi finali dei recenti mondiali di Roma, qualora optassero per l'Italia, per l'articolo 42 comma 2 della Carta Olimpica, non potrebbero andare a Londra. La norma recita che un atleta non deve aver servito sotto la precedente bandiera almeno per tre anni prima del giorno dell'inaugurazione dell'Olimpiade, che sarà il 27 luglio 2012 e quindi escluderebbe alcuni dei papabili (che militando, o avendo militato in Italia per più anni hanno ottenuto il fatidico documento) che hanno combattuto nelle semifinali dei mondiali maschili di waterpolo (Spagna-Usa e Croazia Serbia) appena oltre questa scadenza. La pallacanestro dovrà pur porre fine all'emorragia di talento e risultati e il solo Stonerook (naturaliazzato americano) non basterà; la pallavolo, non più coi lustrini di un tempo si avvierà su questa strada (già intrapresa peraltro: Zlatanov, Lasko, Travica), il baseball ci convive da sempre e l'hockey pista (fiore all'occhiello) sta perdendo sempre più posizioni e l'argentino Travasino prelude al...travaso imminente e copioso di argentini (potenza in questa disciplina). E poi vi sono sport che in Italia non hanno pedigree, come pallamano, hockey prato (tra gli altri...) che, troveranno giocatori dell'est nel primo caso e argentini (sempre facilmente naturalizzabili) nel secondo; come l'hockey su ghiaccio che per un periodo aveva trovato i canadesi-paisà giusti per urlare al mondo che nel Belpaese esisteva pure il ghiaccio oltre a sole, spiagge e mare. Il mosaico dell'Italia sportiva si completerebbe con una serie di figure negli sport individuali, ma non è il caso di dilungarsi oltre. E 'Italia, come detto pocanzi, non è la sola nazione che utilizza il cosmopolitismo sportivo, sia ben chiaro, diciamo piuttosto che ne abusa...! Il rischio concreto a cui si va incontro è che i paesi che hanno una grossa tradizione e produzione di talenti in una specifica disciplina, stati generalmente con un grosso numero di abitanti, oltre a vedersi sfuggire atleti come granelli fini di sabbia da un colino, paradossalmente, oltre al danno debbono subire la beffa del veder rafforzare altre nazioni contendenti. E quindi: i brasiliani, notevoli produttori di calciatori di qualità (ma anche pallavolisti) non riuscendo a "smaltirli" nella sola nazionale verdeoro, vista l'abnorme quantità, senza un deciso stop della Fifa, prima o poi si troveranno a fare i conti con una nazionale composta da brasiliani, non con la casacca giusta, e ironia della sorte, con rischio concreto di essere estromessi da un mondiale dai loro "simili" (come già avvenuto nel Futsal). E i cinesi da par loro vedono tanti Zhao, Liu e Hu impegnati nei tavoli di ping-pong di tutto il mondo sotto le bandiere più disparate. E gli australiani e neozelandesi nel rugby, gli yankees nel baseball e nel basket e così via gli esempi potrebbero essere molteplici. E' tutto il movimento olimpico e sportivo nel suo complesso che deve fermarsi a riflettere e porsi più di una domanda. E' in ballo la credibilità di tutto il sistema...!